Quando l’archeologo Amedeo Maiuri nel 1939 iniziò l’esplorazione delle terme romane di via Terracina, per conto della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e...
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“Le terme romane di via Terracina furono messe in luce negli anni 1939-40 assieme a un breve tratto della via Neapolis-Puteolis dall’archeologo Amedeo Maiuri, nell’ambito dei lavori per la realizzazione della Mostra d’Oltremare” spiega Marco Giglio, archeologo dell’Università L’Orientale di Napoli che assieme a Gianluca Soricelli dell’Università degli Studi del Molise hanno coordinato i lavori.
“Da poco abbiamo ripulito il sito e concluso un saggio di scavo nei pressi dell’ incrocio stradale tra la via Neapolis-Puteolis e un suo diverticolo nord-sud che delimita il lato occidentale delle terme, documentando questo tratto, poiché non esisteva ancora una planimetria di dettaglio, e mettendo in luce il marciapiede che correva su un lato della strada. Ancora, abbiamo ripulito il piano pavimentale in cocciopesto che era stato scavato nel 1939/ 40 ma che non era più visibile e che decorava l’ingresso delle terme, e indagato in una delle tabernae che si affacciava sul lato orientale delle terme, individuando le varie sequenze edilizie che vanno dal II secolo d.C. fino al periodo tardo antico, con vari interventi di modifica e rialzamento del piano pavimentale, che confermano come il complesso termale fosse ancora in piena attività e non in decadenza”.
La campagna universitaria, che ha previsto alcuni saggi di scavo, rilievi e schedatura dei reperti, si è conclusa il 13 luglio ed è stata svolta in convenzione con la Soprintendenza ai Beni Archeologici, Belle Arti e Paesaggio del comune di Napoli. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino