Lo Stato italiano non adottò misure sufficienti per proteggere la salute dei cittadini della cosiddetta Terra dei fuochi, la zona tra le province di Napoli e Caserta...
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La Corte ha deciso di dare il via al contraddittorio tra le parti, ritenendo almeno per ora ammissibile la tesi dei ricorsi. I firmatari sostengono che nonostante le autorità fossero a conoscenza dell'esistenza di un rischio reale e immediato per la vita delle persone (alcune decedute), causato dall'accumulo e dalla combustione di rifiuti tossici nelle discariche abusive, non abbiano preso misure per ridurre il pericolo. Inoltre imputano allo Stato di non aver introdotto leggi per perseguire efficacemente i responsabili dell'inquinamento, e di non aver informato la popolazione sui rischi per la salute.
Nel comunicare i ricorsi al governo italiano la Corte chiede una serie di informazioni per poter poi decidere se i ricorsi sono effettivamente fondati e in caso affermativo quali violazioni siano state commesse. Tra l'altro chiede quali misure siano state adottate per identificare le zone inquinate e verificare il livello di inquinamento di aria, suolo e acqua e esaminare il suo impatto sulla salute della popolazione. E richiede informazioni sulle indagini condotte per individuare i responsabili dei reati ambientali e quali risultati abbiano portato. Spetta ora all'Italia fornire le prove per dimostrare che sia stato fatto tutto il necessario per proteggere i cittadini.
L'avvio del procedimento a Strasburgo è «una buona notizia» secondo don Maurizio Patriciello, il parroco in campo da anni per difendere i diritti dei residenti nella Terra dei fuochi. Dalla presentazione dei ricorsi sono passati quattro-cinque anni: «Abbiamo visto fare passi avanti - sottolinea - ma l'emergenza non è affatto risolta. In Campania si producono ogni giorno 5 mila tonnellate di rifiuti urbani, più altre 1.000 provenienti da imprese che lavorano a nero, rifiuti che non si possono bruciare nei termovalorizzatori. Se non si risolve questo problema, non si spegneranno i roghi».
Per il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, la decisione della Corte «dà maggior forza» alle azioni che il Governo sta mettendo in campo: «Il patto d'azione Terra dei fuochi, la norma del decreto di sicurezza che individua i percorsi di tutela da incendi delle piattaforme di rifiuti e la legge Terra mia», che prevederà sanzioni più stringenti e disposizioni per la bonifica dei siti inquinati. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino