La rivoluzione green nella Terra dei fuochi: viaggio nei campi dove la bonifica la fanno i pioppi

Di Terra dei Fuochi purtroppo non si smette mai di parlare. Questa volta però c’è una buona notizia: procedono i lavori di bonifica di due dei siti di...

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Di Terra dei Fuochi purtroppo non si smette mai di parlare. Questa volta però c’è una buona notizia: procedono i lavori di bonifica di due dei siti di Giugliano simbolo della tragedia dello sversamento folle di rifiuti pericolosi. Parliamo del campo di San Giuseppiello in cui è stata effettuata una vera e propria biobonifica attraverso l’azione naturale dei pioppi. Un luogo avvelenato nel passato ma che oggi ha una gran voglia di riscatto e di rinascita all’insegna della natura.


Il campo di San Giuseppiello è un appezzamento di terra di circa sei ettari e mezzo che apparteneva alla famiglia Vassallo. Uno dei fratelli, Gaetano, pentitosi raccontò agli inquirenti di aver intossicato quel terreno con i fanghi provenienti da una conceria della Toscana. «Per sversare senza avere fastidi – spiegò il pentito a Febbraio 2017 - sostenemmo che il terreno fosse sterile e avesse bisogno di concime. Quale? Quello importato dalla Toscana, ovviamente. Nessuno obiettò. I fanghi erano densi, non si spargevano. Allora li allungarono con l’acqua e misero in moto gli irrigatori, quelli automatici con le ruote. Era uno spettacolo: nei campi dalla mattina alla sera c’erano tutte quelle macchine che spruzzavano veleno». Quel processo è ancora in corso e il campo di san Giuseppiello ancora sotto sequestro giudiziario. All’ingresso troneggia un Mercedes posto dai Vassallo sul tetto di un edificio per testimoniare la loro superiorità anche dopo i sequestri giudiziari subiti.
 
Un anno fa quel terreno è stato affidato a un gruppo di ricercatori di Agraria dell’Università Federico II coordinati dal professore Massimo Fagnano ed è partito il progetto Ecoremed. Un rimedio naturale, appunto, per bonificare quel campo attraverso la fitoremediation. Non sono servite ruspe, camion e spostamenti di terreno infetto, ma lunghi filari di pioppi e prati di gramigna. In quel terreno i ricercatori avevano trovato di tutto, persino due quintali di pellami di scarto. C’erano alti livelli di cromo, zinco, idrocarburi totali, piombo e cadmio dannosi per la salute ma l’azione depuratrice delle radici dei pioppi con l’aiuto della microflora del terreno composta da funghi e batteri ha biodegradato queste sostanze. «Abbiamo fatto qualsiasi misurazione e analisi in quel terreno e gli idrocarburi e metalli in un anno sono completamente spariti», ha detto Fagnano. Nemmeno le falde acquifere sono state compromesse: «Ma questo è merito solo di padre Vesuvio che ci ha dato una terra vulcanica molto impermeabile».

«La prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di mettere in sicurezza il sito con un fitto prato di gramigna per impedire alle sostanze nocive di alzarsi dal terreno e con le spalliere di pioppi che potessero aiutare questa operazione abbattendo il vento». Infatti la fitoremediation consente tre tipi di operazioni. La prima è la messa in sicurezza, la seconda il ripristino ambientale di una zona incolta e degradata e infine la bonifica vera e propria. Un’operazione che in altre zone d’Italia è stata fatta eliminando una grossa parte di terreno inquinato e isolandolo con colate di cemento. Proprio come è successo a Milano, nella zona dell’Expo, uno dei più contaminati d’Europa.

I vantaggi per l’ambiente sono evidenti ma anche quelli economici non mancano. Il professore dice che per mettere in pratica il suo progetto sono stati necessari 100.000 euro ad ettaro contro la spesa di diversi milioni di euro per trasporto, smaltimento e colata di cemento. Ma per Fagnano il vero guadagno sta nella riqualificazione ambientale: «Vantaggi economici soprattutto a livello di marketing territoriale. Tutte le produzioni agricole della zona vasta di Giugliano, nonostante siano state analizzate più volte e siano risultate prive di inquinanti nocivi per la salute, hanno subito un crollo di valore. Questo perché hanno avuto un danno di immagine per il fatto di trovarsi vicino alle discariche. Un’operazione di rinaturalizzazione di tutto il territorio consentirebbe di restituire alle coltivazioni l’antico valore».


Per il professore la fitoremediation potrebbe essere una bella idea anche per la bonifica di Bagnoli. «In questo caso si deve necessariamente integrare con le altre tecniche ingegneristiche . Del resto è una pratica che si fa in tutto il Mondo: le discariche ovunque sono trasformate in boschi e parchi sportivi».

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Il Mattino