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Prima l'allarme sull'eccesso di mortalità nella Terra dei fuochi, poi il clamoroso dietrofront. Fa tutto l'Istituto superiore di sanità. A poche ore dalla diffusione del dossier choc (le vittime sono «aumentate del 10 per cento tra gli uomini e del 13 per cento tra le donne»), gli esperti correggono il tiro. Lo fanno spiegando in bella evidenza, sul sito istituzionale dell'Iss, che «Sentieri è uno studio di tipo “ecologico”, ovvero non prende in considerazione le esposizioni dei singoli individui a particolari inquinanti, ma piuttosto esamina la situazione sanitaria delle popolazioni che risiedono in luoghi in cui sono presenti sorgenti di inquinamento».
Per questo motivo, s'affrettano a chiarire i tecnici, l'indagine non permette «la valutazione di nessi causali». Non solo. I risultati dello studio «non consentono di attribuire all'esposizione individuale a specifici inquinanti eccessi di mortalità o ospedalizzazione o incidenza tumorale». Cosa significa tutto ciò? Che non si può essere certi che la mortalità dipenda esclusivamente dalla presenza o meno di roghi e rifiuti tossici nelle province di Napoli e Caserta. Una spiegazione, questa, che conferma le perplessità sollevate dal Mattino soprattutto sulle modalità di diffusione dei dati, senza una spiegazione approfondita, che invece è indispensabile, specie quando si tratta di questioni così delicate.
Naturalmente i numeri sono numeri, ma occorre cautela.
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