Terremoto Turchia, scuole chiuse soltanto a Ischia e Portici per il rischio tsunami: è polemica

Allerta diramata alle 2 e revocata alle 7.34: ma era troppo tardi per tornare indietro

Allerta tsunami dopo il terremoto in Turchia
«Ma è uno scherzo?». Questa la reazione di migliaia di cittadini alla lettura dei messaggi postati sui social dai sindaci dell’isola di Ischia e di...

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«Ma è uno scherzo?». Questa la reazione di migliaia di cittadini alla lettura dei messaggi postati sui social dai sindaci dell’isola di Ischia e di Portici con i quali, poco dopo le 6 di ieri mattina, si annunciava la chiusura delle scuole per una allerta maremoto in Italia conseguente al terribile terremoto in Turchia.

Allerta effettivamente diramata dalla Protezione Civile nazionale prima alle 2 e poi alle 3 di notte, per essere infine revocata alle 7.34. Troppo tardi per i sette sindaci - Enzo Cuomo, Portici; Enzo Ferrandino, Ischia; Dionigi Gaudioso, Barano d’Ischia; Francesco Del Deo, Forio; commissario prefettizio Simonetta Calcaterra, Casamicciola; Giacomo Pasquale, Lacco Ameno; Irene Iacono, Serrara Fontana - che avevano tempestivamente disposto le misure di sicurezza nei loro comuni e, al momento della revoca dell’allerta, non sono potuti tornare sui propri passi. Hanno tirato un sospiro di sollievo invece gli altri primi cittadini della fascia costiera campana, da Sapri al Garigliano, e delle isole di Capri e Procida, che pur avendo ricevuto l’allarme non hanno ritenuto di dover prendere provvedimenti.

Troppo previdenti o troppo pavidi? Di certo i sette sindaci sono finiti al centro di una polemica infinita: tra battutine, accuse e ironia in tanti, e non solo sui social, si sono scatenati. Gli unici che hanno agito, insomma, e che si sono accollati le responsabilità di prendere decisioni, si sono pure trovati al centro degli sfottò. Se però Ischia, che pure ha dovuto subire qualche attacco - con battute del tipo «non si preoccupano del dissesto idrogeologico, ma di un improbabile maremoto» - è stata risparmiata da un vero linciaggio data la obiettiva situazione di fragilità che ha reso comprensibile la prudenza degli amministratori, lo stesso non è stato per Portici, dove il sindaco Vincenzo Cuomo è stato letteralmente travolto dalle critiche. Alle sei di ieri mattina, racconta lui, aveva ricevuto una telefonata sia dal comandante dei carabinieri della stazione di Portici sia dalla prefettura, che gli comunicavano del pericolo maremoto sulle coste italiane: così ha immediatamente attivato il centro operativo comunale, predisposto l’interdizione dell’area di accesso alla zona Granatello e l’area portuale, e deciso di chiudere le scuole di ogni ordine e grado. Quando alle 7.36 la Protezione Civile ha revocato l’allerta (comunicazione ricevuta dal Comune alle 7.42), era troppo tardi per ritirare le ordinanze. I presidi delle scuole erano già stati avvisati tutti e, tramite Whatsapp, erano stati raggiunti tutti i rappresentanti degli studenti. Così, sebbene fuori dalle scuole ci fossero presidi di polizia municipale per avvisare, quasi nessuno si è presentato. «Errore imperdonabile» gli ha imputato qualcuno; «Ha fatto bene, la prudenza non è mai troppa», il plauso di qualcun altro.

Sull’isola verde l’allarme è scattato addirittura prima. «Alle 4.45 abbiamo ricevuto una telefonata dei carabinieri - racconta il sindaco di Ischia Enzo Ferrandino - per pericolo incombente a seguito del sisma in Turchia. Avendo una chat con gli altri cinque sindaci per le problematiche dell’isola ci siamo consultati e abbiamo deciso di chiudere. Non arrivava la smentita ufficiale e non ce la sentivamo di rischiare, specialmente qui che c’è, comprensibilmente, un’apprensione maggiore per i fenomeni meteo. Ora è facile fare ironia, ma ci hanno detto di agire in base ai piani d’emergenza e l’abbiamo fatto». Ce n’è abbastanza per suscitare l’irritazione dell’Anci, l’Associazione dei Comuni italiani. «I sindaci sono lasciati soli e senza strumenti», tuona Ciro Buonajuto, sindaco di Ercolano, che dell’Anci è il vicepresidente: «Stavolta si sono ritrovati, abbandonati al loro destino, con il peso della responsabilità di dover evacuare decine di migliaia di persone che vivono lungo la fascia di costa in piena notte».

«Alle 3.15, quando la Protezione Civile ha diramato l’allerta rossa, potevamo contare solo sui dipendenti comunali reperibili e qualche agente di Polizia Locale. Con questi strumenti avremmo dovuto obbligare i cittadini a lasciare le proprie abitazioni?» chiede Buonajuto, che come la stragrande maggioranza dei primi cittadini dei comuni costieri ha deciso - rischiando - di non fare nulla. L’invito di Buonajuto è a investire sulla Protezione civile locale. «Dobbiamo investire sulla informazione affinché i cittadini siano preparati e sappiano cosa fare in caso di emergenza ed è giusto che i sindaci siano i responsabili sul territorio per la preparazione alle emergenze, ma allo stesso tempo abbiamo bisogno di innovare i sistemi di allertamento e potenziare mezzi e uomini con un fondo nazionale dedicato».
 

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Il Mattino