Napoli, tipografia storica tra muffa e abbandono: «Qui doveva nascere il museo comunale»

Napoli, tipografia storica tra muffa e abbandono: «Qui doveva nascere il museo comunale»
L’antica bottega di Arti Tipografiche al Borgo sant’Eligio sta morendo. Dopo un anno il titolare Vincenzo Falcone rinnova il suo disperato sos al sindaco Luigi de...

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L’antica bottega di Arti Tipografiche al Borgo sant’Eligio sta morendo. Dopo un anno il titolare Vincenzo Falcone rinnova il suo disperato sos al sindaco Luigi de Magistris: «Qui doveva nascere un Museo, ma tutto si è arenato. Non ci lasci morire così, ci aiuti a salvaguardare questa attività storica».


Un sogno che Falcone vorrebbe vedere finalmente realizzato, mentre quel che resta della sua bottega si sta logorando con la ruggine e l’umidità che invadono i locali in cui si trova. Il progetto del Museo-laboratorio di arte tipografica che doveva diventare comunale è rimasto difatti al palo. L’ultimo appello di Falcone, che oggi ha 86 anni, risale a marzo 2018, quando l’artigiano aveva deciso di mettere all’asta le macchine della tipografia aperta nel 1922. L’anziano era stato sfrattato dal Comune nel 2007 dai locali di via Duca di San Donato 69 per far posto alla Bulla (incubatore d’imprese del Polo orafo napoletano). Poi l’amministrazione di Palazzo San Giacomo gliene aveva assegnati altri ai civici 61/63 della stessa strada nel maggio 2017. Ma con mille problemi: anzitutto non è mai stata fatta una delibera di assegnazione; nei locali manca la corrente elettrica, né sono stati fatti lavori di ristrutturazione.


Tra i macchinari veri e propri pezzi da collezione: una Pedalina Saroglia del 1923 (per intenderci quella di Totò nel film “La banda degli onesti”); una Ideal 30 Nebiolo del 1945; una Felix Saroglia del 1932 e una Graphopress Kovo del 1960. Oltre a 10 banchi con casse di caratteri mobili con quintali di piombo, legno e plastica; filetti; marginature; centinaia di disegni e bozzetti eseguiti a mano, fatture di fornitori degli anni ’20-‘30 e tanti altri accessori. «Dal 26 luglio 2017 - rimarca Falcone - quando mi hanno dato la chiavi dei locali, ho sistemato al meglio tutte le macchine, i caratteri, gli archivi ma manca tuttora l’energia elettrica. Sto combattendo con la ruggine, l'umidità mi sta rovinando gli archivi cartacei. E soprattutto sto ancora aspettando il Museo promesso dal Comune». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino