«La ragazza è una vittima di una società in cui impera una mentalità sessista, che espone le donne a continue vessazioni, soprattutto quando si tratta...
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Bozzaotra aggiunge: «È una culturache si manifesta attraverso espressioni come "se l'è cercata", pronunciata anche dai concittadini della 13enne di Melito Porto Salvo, e che si rafforza attraverso internet e i social, luoghi virtuali dove l'altro non è presenta fisicamente e può essere colpito più facilmente. È necessario fermarsi a riflettere su questi aspetti, così come sulle modalità con le quali gli organi di informazione hanno in alcuni casi consentito la spettacolarizzazione della vicenda e violato la privacy. Le foto, il nome e il cognome della ragazza sono stati dati in pasto al pubblico: lo ritengo un modo irresponsabile di gestire la vita e, in questo caso, la morte di una persona». Conclude: «Come Consiglio nazionale dell'Ordine degli Psicologi e come Ordine campano stiamo lavorando allo sviluppo di una cultura d'uso della comunicazione attraverso i social, che è per sua natura diretta, non filtrata. È necessario quindi sviluppare gli aspetti che rendano i social strumenti di promozione della comunicazione e non più luoghi virtuali di discriminazione e morte». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino