Torre Annunziata, ucciso tra la folla il nipote del boss: la villa di famiglia set per la serie tv “Gomorra”

Nel mirino Raffaele Malvone: suo cugino Francesco Immobile ammazzato due anni fa nella stessa zona

La villa del boss Gallo nella serie Gomorra; nel riquadro Raffaele Malvone, ucciso a Torre Annunziata
Killer in azione di domenica mattina, tra un minimarket e la strada affollata. Un agguato di camorra in pieno giorno, per ammazzare il nipote del boss, in una città che da...

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Killer in azione di domenica mattina, tra un minimarket e la strada affollata. Un agguato di camorra in pieno giorno, per ammazzare il nipote del boss, in una città che da un anno è alle prese con il commissariamento dopo lo scioglimento per presunte infiltrazioni della camorra nella macchina politico-amministrativa. A perdere la vita Raffaele Malvone, 29enne del rione Penniniello di Torre Annunziata, pregiudicato e scarcerato meno di un anno fa, dopo aver scontato una condanna definitiva nell’ambito del maxi processo «Mano nera» alla camorra oplontina. Soccorso immediatamente dopo la sparatoria, Malvone è poi deceduto all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia, dove era arrivato in condizioni disperate. 



L’agguato è stato eseguito in via Plinio, non lontano dal deposito autobus, a cento metri dalla chiesa di Sant’Alfonso dove il clan Gionta un anno e mezzo fa - era il 12 settembre 2021, anche in quel caso di domenica mattina - ammazzò un suo cugino, il 36enne Francesco Immobile. Due omicidi che potrebbero essere collegati alla faida per la gestione delle forniture di droga alle piazze di spaccio a Torre Annunziata. Anche Malvone, infatti, è nipote del boss detenuto Francesco Gallo, alias ‘o pisiello, quello che concesse la sua lussuosa villa arredata in stile Scarface per allestire il set cinematografico della serie TV Gomorra, che ambientò in quella casa la residenza del boss della fiction Pietro Savastano. Gallo, tra l’altro, impose anche il pizzo alla casa cinematografica, in seguito al sequestro temporaneo di quella casa. 

Ieri però, in strada c’era lui. Raffaele Malvone, 29 anni, tornato libero la scorsa estate e nuovamente residente lì tra le palazzine del Parco Penniniello. Sul caso indagano i poliziotti della squadra investigativa del commissariato di Torre Annunziata, agli ordini del dirigente Stefano Spagnuolo. Al momento, massimo riserbo sulle attività di indagine, anche se è chiaro che si tratti del più classico agguato di camorra. Da cittadino libero, Malvone era tornato a vivere nelle palazzine di via Plinio, che da qualche anno ospitano un altro clan, il cosiddetto quarto sistema, composto da ex rampolli del clan Gallo-Cavalieri (come lui) decisi a fare guerra contro i Gionta. Su questo suo possibile cambio di casacca, sui suoi precedenti e sulla nuova vita intrapresa dal 29enne si concentrano le indagini, che in questa prima fase vedono coordinarsi la Procura ordinaria di Torre Annunziata e la distrettuale Antimafia di Napoli. Acquisiti i filmati di alcune telecamere, sotto choc la città che si prepara a festeggiare Irma Testa, in viaggio verso Torre Annunziata da Nuova Delhi, dove ha conquistato l’oro ai Mondiali di boxe. 

Un killer a volto coperto ha fatto fuoco diverse volte tra l’ingresso del minimarket e in strada, non riuscendo ad ammazzare sul colpo Malvone. Soccorso, il 29enne è poi morto in ospedale. L’agguato sembra la fotocopia di quello ai danni di Immobile, ucciso pochi mesi prima della scarcerazione di Malvone. In pieno giorno, di domenica, davanti alla folla e poco prima dell’ora di pranzo. Sul posto sono accorse volanti della polizia e gazzelle dei carabinieri. Possibile che i killer siano entrati in azione mentre la vittima era nei pressi di un minimarket. Un attimo di distrazione che gli è costato la vita: diversi colpi di pistola sono stati esplosi, proiettili che poi sono risultati mortali. Una folla di parenti si è riversata all’esterno dell’ospedale San Leonardo, ma per Malvone la corsa al pronto soccorso è risultata vana. Ora le indagini della polizia serviranno a ricostruire lo scenario della camorra locale che sembra aver rialzato il tiro.

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Il Mattino