Torre Annunziata, nel regno del clan un parco urbano intitolato a Giancarlo Siani

Torre Annunziata, nel regno del clan un parco urbano intitolato a Giancarlo Siani
«Palazzo Fienga è un posto lugubre. Quando sono entrato non ho vissuto una bella sensazione, anzi. Ho subito immaginato chi vi fosse stato, ma anche la sfida che...

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«Palazzo Fienga è un posto lugubre. Quando sono entrato non ho vissuto una bella sensazione, anzi. Ho subito immaginato chi vi fosse stato, ma anche la sfida che abbiamo davanti». Il prefetto di Napoli Marco Valentini torna con i ricordi alla visita riservata che ha fatto a Torre Annunziata il 25 maggio scorso, quando si fece accompagnare allo stabile di via Bertone 46: dentro quell'immobile sgomberato, sequestrato e confiscato dallo Stato perché, secondo le indagini, era la «fabbrica della morte» del clan del boss Valentino Gionta. Lo fa nel giorno della riunione del tavolo tecnico dove è stato definito un quadro di esigenze da parte delle forze dell'ordine per la divisione degli spazi dell'enorme fabbricato nel cuore del quartiere dell'Annunziata. Palazzo Fienga diventerà, infatti, un presidio interforze dove in un'ala sarà spostato l'intero commissariato di polizia oplontina, saranno destinati spazi per gli alloggi e gli uffici dei carabinieri e della guardia di finanza, la polizia giudiziaria, quella metropolitana e la municipale. Un intervento complesso sullo stabile che si estenderà anche all'esterno: lo spazio compreso tra via Vittime innocenti di camorra e via XXI gennaio diventerà un grande parco urbano di oltre cinquemila metri quadrati intitolato alla memoria del giornalista del Mattino Giancarlo Siani. Sotto il prato verde e gli alberi, invece, un parcheggio interrato.


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Ieri mattina a Palazzo di Governo, a un mese esatto dalla prima riunione operativa sul tema, si è tenuto un nuovo incontro presieduto dal prefetto, alla presenza del direttore dell'Agenzia del demanio di Napoli, i vertici delle forze dell'ordine, il direttore dell'ufficio tecnico logistico e patrimoniale della polizia di stato, il comandante della polizia metropolitana, il sindaco torrese e i rappresentanti dell'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati. Lo step della riunione era, appunto, mettere sul tavolo le diverse esigenze degli apparati dello Stato, al fine di avere un quadro unitario dell'intervento da fare, demandando, poi, all'Agenzia del demanio la stipula della convenzione per il progetto definitivo. Un'operazione di recupero, riqualificazione e nuova destinazione di Palazzo Fienga sulla quale sta spingendo il Ministro dell'interno Luciana Lamorgese, ribadita anche dal suo vice Matteo Mauri quando è stato a Torre Annunziata, ad inizio dicembre, in occasione della cittadinanza onoraria post mortem proprio al cronista Giancarlo Siani. L'edificio è stato inserito nel progetto «Recupero beni esemplari» dal tavolo che monitora l'utilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Potrà, quindi, beneficiare di finanziamenti del fondo per lo sviluppo e la coesione, gestiti dal dipartimento che fa capo alla presidenza del consiglio dei ministri.
 

Un intervento che ha senso se i tempi non si dilatano troppo, considerando che quello stabile, al cui interno c'è stata anche la casa del capoclan Gionta, è murato da gennaio 2015. Ne è convinto il prefetto Marco Valentini: «I lavori devono essere fatti in tempi rapidi. Lo Stato quando accetta la sfida deve dimostrare di essere presente». Sono opere imponenti da realizzare per quello che nel secolo passato è stato uno dei mulini principali della città, prima di essere occupato dalla famiglia criminale che ha segnato profondamente il declino dell'intero territorio. Secondo un progetto di massima realizzato dal Comune torrese, per i soli lavori sul palazzo sarebbero necessari circa dieci milioni di euro, aprendo la struttura all'esterno e recuperando la corte interna ed il torrino scale di stile vanvitelliano. Si dovrebbero, poi, abbattere tutti gli abusi fatti all'interno negli anni, riaprire i ballatoi al primo piano inglobati nelle case e dare un nuovo valore alle volte che completano la facciata dell'edificio. È sulla necessità di stringere i tempi che insiste anche il sindaco torrese Vincenzo Ascione. «Un bene confiscato svolge il suo ruolo quando viene rifunzionalizzato. Al momento si tratta di un fabbricato cadente. Prima lo riqualifichiamo e meglio è».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino