TORRE ANNUNZIATA - L’arte, il teatro e la storia rappresentati dai pupi del maestro Lucio Corelli sono stati sfrattati dal Museo dell’Identità, a Palazzo...
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Tra gli ultimi esponenti di una tradizione secolare nata probabilmente proprio in Campania, ma che ha ancora il suo splendore in Sicilia, Corelli è l’ultimo di tre generazioni di pupari. Prima di lui sia il padre che il nonno avevano una bottega dove producevano le marionette e un teatrino dove mettevano in scena gli spettacoli tratti dai poemi di Ludovico Ariosto. Dalla fine del 2016 Lucio Corelli aveva accettato di tirare fuori i suoi pupi dalla bottega-deposito nel cuore del centro storico cittadino e metterli di nuovo in scena. La vecchia amministrazione gli aveva assicurato dei compensi forfettari fino alla scadenza del contratto ad inizio 2018. In più, durante questo periodo, l’ente comunale e l’associazione, che porta il nome proprio di Corelli, avevano pattuito una serie di 10 spettacoli spalmati durante tutto il 2017.
Una spesa totale, tra l’allestimento permanente del teatro, l’esposizione dei pupi, gli spettacoli e le visite guidate alle scolaresche che si è aggirata intorno ai 20 mila euro e che, secondo l’attuale assessore alla cultura Aldo Ruggiero, «non è più sostenibile. Sto spingendo per il trasloco dell’archivio storico proprio per abbattere un fitto passivo e creare finalmente un unico polo culturale. Ho proposto al maestro Corelli gli spazi della biblioteca appena saranno liberi, ma non ho ricevuto una risposta positiva, anzi. Purtroppo – ha continuato Ruggiero – date le ristrettezze economiche non possiamo permetterci altri spazi».
Una versione che non sembra corrispondere con quella dello storico puparo. «A me nessuno ha riferito di questa proposta che accetterei subito. La biblioteca va bene, sebbene presenti delle criticità. Potrei fare un piccolo teatrino capace di ospitare un centinaio di persone. I miei pupi – ha continuato Lucio Corelli – rappresentano un patrimonio storico e una risorsa sia turistica che lavorativa. La Sicilia, che li ha copiati da quelli napoletani, li tutela, mentre noi in Campania li abbiamo proprio dimenticati. Spero che non mi facciano andare via».
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Il Mattino