Torre del Greco, riapre la chiesa che «sfidò» la lava e la peste

Torre del Greco, riapre la chiesa che «sfidò» la lava e la peste
Torre del Greco. Sulla facciata sta scritto chiesa di di Santa Maria...

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Torre del Greco. Sulla facciata sta scritto chiesa di di Santa Maria del Pianto al Purgatorio ma per gli addetti ai lavori e gli storici è la "chiesa della peste", perché sorge su una fossa comune dove, a fine Seicento, furono seppellite le vittime della terribile pestilenza. E anche perché, proprio tra le navate di questa struttura religiosa, trovarono asilo centinaia di malati sfuggiti alla morte. Ora, dopo anni di chiusura forzata e abbandono, questo piccolo gioiello dell'architettura barocca riapre al pubblico. Due giorni di visite straordinarie - oggi e domani, dalle 10 alle 12.30 e dalle 17 alle 19 - a cura dell'associazione culturale e musicale Nova Concentus Vocalis per il progetto Scrigni Vesuviani, patrocinato da don Mario Pasqua. Un tour affascinante e per larga parte inedito tra le bellezze nascoste della "chiesa del pianto", costruita sulla fossa comune che nel 1656 accolse le vittime della peste. "A Torre del Greco i cadaveri vennero ammassati fuori le mura della città. Per evitare il contagio, furono gettati in un profondo vallone alle spalle del convento dei Carmelitani, oggi sede del museo del Corallo. Ma sulla fossa comune - ricordano i responsabili del progetto Scrigni Vesuviani - nacque proprio questa chiesa". Consacrata nel 1664 a Santa Maria del Suffragio, la chiesa degli appestati fu poi resa inagibile dalla lava durante l’eruzione del 1737. Fu ricostruita sui resti di quella più antica ma ad una quota superiore. "A quel punto fu dedicata a Santa Maria del Pianto - spiegano - Il dislivello tra la vecchia e la nuova chiesa fu superato grazie ad una imponente scala in piperno a doppia rampa che dalla Strada Regia conduce verso l’ingresso. La struttura conserva ancora integre quasi tutte le decorazioni antiche". Marmi, stucchi, paliotti d’altare, pulpito, cantoria lignea e dipinti, opere tutte collocabili nella seconda metà del XVIII secolo. E, soprattutto, i dipinti di Francesco Celebrano, tra i protagonisti indiscussi del barocco napoletano. "Purtroppo - concludono le guide - resta ancora inagibile la scala che conduce all'area ipogea. Ma sono in cantiere lavori che consentiranno la completa fruizione di uno dei monumenti più affascinanti della città". Un appuntamento imperdibile con una pagina nascosta della storia e della cultura di Torre del Greco.
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Il Mattino