Torre Annunziata, l'appello del parroco: «Ribellatevi al clan»

Il parroco Ciro Cozzolino
Reagire a quanto sta accadendo a Torre Annunziata, alla recrudescenza criminale di gruppi, più o meno legati agli storici sodalizi criminali, che da mesi stanno...

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Reagire a quanto sta accadendo a Torre Annunziata, alla recrudescenza criminale di gruppi, più o meno legati agli storici sodalizi criminali, che da mesi stanno terrorizzando con il frastuono di bombe carta alle attività commerciali. Farlo unendo le forze, senza chiudersi «in un isolamento rassegnato». È il messaggio che ha lanciato don Ciro Cozzolino, sacerdote della chiesa della Trinità e referente cittadino del presidio di libera «Pastore-Staiano», presentando ieri sera una lettera rivolta agli imprenditori cittadini affinché «ci si incontri e si avvii un dialogo vero e costruttivo che porti ad atti concreti». È lo stesso parroco che da oltre un anno lotta per la verità sulle cause del crollo della palazzina di via Rampa Nunziante che ha ucciso otto persone. La nuova battaglia di don Ciro è quella a favore dei commercianti cittadini «per far diventare realtà il progetto di un affrancamento reale dalla pressione della malavita». Ha scritto il sacerdote nella missiva che sarà inviata agli esercenti per invitarli a un incontro il prossimo 19 novembre.

 

«È intollerabile quello che sta accadendo in città. Il crimine tenta di far valere la legge della violenza e della prevaricazione e l'aggressione al settore del commercio locale non ci fa guardare con fiducia al nostro futuro». Ha continuato il sacerdote, individuando uno dei problemi della categoria imprenditoriale locale: «Manca una rappresentanza ufficiale e unitaria del vostro settore e ciò non favorisce un colloquio costruttivo e produttivo fra voi, le istituzioni, l'associazionismo e la città». La soluzione presentata dal parroco è quella dell'unione, prendendo ad esempio il «modello Ercolano». «Lo dobbiamo non solo a noi stessi ma soprattutto ai nostri figli che, fin troppo spesso, sono costretti a guardare con sfiducia al loro futuro. E non sono pochi quelli che decidono di lasciare le nostre zone e andare altrove, impoverendo sempre di più le nostre terre, sia di intelletti che di forza vitale. La malavita locale è stata profondamente decimata e le bombe sono il segno della debolezza di gruppi allo sbando. Non siate voi a dare loro la nuova forza che cercano».
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Il Mattino