Napoli. Tribunale, mazzette da 20 euro per avere favori: prosciolti dieci tra avvocati e commessi

Napoli. Tribunale, mazzette da 20 euro per avere favori: prosciolti dieci tra avvocati e commessi
Mazzette da 20 euro ciascuna per una serie di favori, come prenotazione di udienze, telefonate per conoscere l'esito dei procedimenti del Riesame o il rilascio di copie di...

Continua a leggere con la nostra Promo Flash:

X
Scade il 29/05
ANNUALE
11,99 €
79,99€
Per 1 anno
SCEGLI
MENSILE
1,00 €
6,99€
Per 3 mesi
SCEGLI
2 ANNI
29 €
159,98€
Per 2 anno
SCEGLI

VANTAGGI INCLUSI

  • Tutti gli articoli del sito, anche da app
  • Approfondimenti e newsletter esclusive
  • I podcast delle nostre firme

- oppure -

Sottoscrivi l'abbonamento pagando con Google

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Mazzette da 20 euro ciascuna per una serie di favori, come prenotazione di udienze, telefonate per conoscere l'esito dei procedimenti del Riesame o il rilascio di copie di atti senza pagare i diritti. Sei avvocati e quattro commessi del Tribunale di Napoli, che erano finiti sotto processo con l'accusa di corruzione, sono stati prosciolti oggi dal gup Maria Vittoria Foschini. I fatti contestati risalgono al 2008 e 2009.




Le piccole somme di denaro venivano versate dai legali agli uscieri per prenotare le udienze (ovvero far chiamare il proprio processo prima degli altri), o per ottenere informazioni sull'esito dei procedimenti del Riesame, dopo il deposito delle ordinane in cancelleria. Dalle indagini emerse anche che alcuni commessi procuravano agli avvocati copie «informali» degli atti, per le quali cioè non venivano pagati i diritti di cancelleria. Nelle motivazioni della sentenza il gup Foschini, in sintesi, spiega che non è possibile contestare il reato di corruzione in quanto i commessi del tribunale non rivestano la qualifica di pubblico ufficiale né di incaricato di pubblico servizio (qualità che nel capo di accusa non viene, tra l'altro, contestata dal pubblico ministero.



Secondo il giudice la vicenda, definita un «mercimonio», sarebbe dovuta essere sanzionata sul piano disciplinare, anche con l'intervento dell'ordine degli avvocati, ma non è comunque ipotizzabile il reato di corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio.
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino