Truffa dei carburanti: sequestrati 300 milioni di euro tra Napoli, Bologna e Roma

Parte dei proventi sarebbe poi stata riciclata trasferendo il denaro sui conti correnti di società ungheresi e romene

Truffa dei carburanti: sequestrati 300 milioni di euro
Grazie all'evasione dell'Iva vendeva carburante sottocosto l'associazione a delinquere sgominata oggi dai finanzieri di Bologna, Napoli e Roma che coordinati...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Grazie all'evasione dell'Iva vendeva carburante sottocosto l'associazione a delinquere sgominata oggi dai finanzieri di Bologna, Napoli e Roma che coordinati dalla Procura Ue hanno notificato cinque arresti ai domiciliari, tre obblighi alla polizia giudiziaria ma soprattutto sequestrato beni per circa 300 milioni di euro intestati a 59 persone e 13 imprese. Il carburante venduto in Italia veniva importato principalmente dalla Slovenia e dalla Croazia: per concretizzare la maxi frode finalizzata all'evasione dell'imposta sul valore aggiunto venivano utilizzate 41 società cartiere con sede in Campania e Lombardia che avrebbero fatturato operazioni inesistenti per oltre un miliardo di euro, realizzato così un'evasione dell'Iva da circa 260 milioni.

Secondo quanto emerso dalle indagini, la banda di evasori era composta da 10 persone, molti legati da vincoli di parentela: al vertice della filiera societaria c'era una società con sede a Rovigo (e deposito fiscale a Magenta, nel Milanese), dove veniva trasferito maggior parte del carburante. 

Secondo gli investigatori parte dei proventi, circa 35 milioni di euro, sarebbero poi stati riciclati trasferendo il denaro prima sui conti correnti di società ungheresi e romene e poi monetizzati con sistematici prelievi di contanti destinati a essere consegnati ai capi della banda.

L'operazione è stata condotta dai nuclei di polizia economico-finanziaria di Verbania, Rovigo, Roma, Napoli e Caserta, in collaborazione con il Servizio centrale investigazione criminalità organizzata e con il II gruppo Napoli. 

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino