Tufino, salvato e restaurato affresco del 1400 nella chiesa di Santa Maria Loreto

Tufino, salvato e restaurato affresco del 1400 nella chiesa di Santa Maria Loreto
Mesi per riportarlo alla sua rutilante bellezza. Ora è pronto a risplendere nel suo posto di sempre nella parte iniziale della chiesa di Santa Maria di Loreto a Tufino, un...

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Mesi per riportarlo alla sua rutilante bellezza. Ora è pronto a risplendere nel suo posto di sempre nella parte iniziale della chiesa di Santa Maria di Loreto a Tufino, un vero gioiello d'arte e di spiritualità del piccolo centro nolano. È l'affresco della Madonna con il Bambino (inizio del 1400, autore anonimo), appena restaurato con le offerte degli abitanti di Tufino e che rischiava di andare perduto per sempre vista l'eccessiva umidità della ex confraternita.

Giovedì 25 marzo, alle 19, sarà presentato al pubblico (massimo 40 persone per le restrizioni covid) alla presenza del parroco della comunità di Tufino don Angelo Schettino, il sindaco Carlo Ferone, le curatrici del lavoro Tonia Solpietro (responsabile dei beni culturali della Diocesi di Nola) e Marilù Foglia con il racconto di Antonio Caccavale, memoria storica di Tufino e studioso delle tradizioni locali. 

«La bellezza dell’arte ci salva dalla sottocultura del degrado e dell’indifferenza, a cui sono purtroppo costantemente esposte le giovani generazioni», dice don Angelo. «Sono orgoglioso della comunità parrocchiale che ha salvato un'opera d'arte. Insieme, con il contributo di ciascuno e delle autorità preposte possiamo rendere più belli e più “umani” i nostri luoghi di culto, che i nostri padri ci hanno consegnato con molteplici sforzi e sacrifici», continua il prete. «Invito le autorità civili e politiche di Tufino e quelle dell’Agro Nolano a prendere a cuore i nostri beni artistici e religiosi e ad investire su di essi, incentivando il turismo locale e  creando un itinerario artistico e ambientale, che possa toccare ogni comune dell’area. Non siamo solo Terra dei Fuochi, ma terra di arte, agricoltura, cultura e fede», conclude don Angelo.

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Il Mattino