«La burrasca del Covid-19 è ancora in corso e continua a flagellare il sistema dell’ospitalità italiana»: così il presidente nazionale di...
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Determinante è il blocco del turismo estero: «La Campania è da sempre buen retiro di inglesi, statunitensi e tedeschi che quest’anno sono completamenti assenti – aggiunge Iaccarino – Il problema è che la loro assenza non è compensata dall’arrivo di turisti provenienti da altri Paese. Ed è impensabile che le imprese turistiche della nostra regione possano reggersi soltanto grazie al turismo domestico». La riduzione delle presenze appare ancora più preoccupante se si pensa che la durata media del soggiorno dei pochi ospiti registrati in Campania, a giugno, non ha superato le due notti. Dopo la fine del lockdown, inoltre, molti alberghi si sono visti costretti a non riaprire, mentre per quelli attivi le camere occupate non superano il 20% del totale.
Di qui l’allarme lanciato dai vertici regionali di Federalberghi: «Tutte le imprese turistiche sono consapevoli del fatto che chiuderanno il bilancio del 2020 in perdita: non solo gli alberghi, ma anche le agenzie di viaggio, i ristoranti, le aziende di trasporto e le altre inserite nella filiera. Nonostante ciò, centinaia di imprenditori hanno scelto di rimboccarsi le maniche e di riaprire le rispettive strutture per tenere alto il nome della Campania nel settore dell’ospitalità – conclude Costanzo Iaccarino – Strumenti come i buoni vacanza sono farraginosi e quindi poco utili, perché alle imprese non serve credito d’imposta ma liquidità. Quindi pretendiamo che si trovi una soluzione vera e concreta per salvare il turismo: non abbiamo bisogno dei soliti pannicelli caldi ai quali la politica ci ha abituato». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino