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La crescita della filiera post Covid è un dato di fatto, presenze e fatturati migliorano, il trinomio ambiente-cultura-enogastronomia si conferma un moltiplicatore di valore aggiunto superiore alla media Italia (in dieci anni +85,9% contro il +39,3%). Ma il turismo made in Sud può fare ancora di più, molto di più. È il messaggio che arriva dal primo Rapporto annuale Turismo & Territorio presentato ieri a Napoli da Srm e Intesa Sanpaolo nel giorno in cui la prima banca italiana annuncia un ulteriore, robusto sostegno agli investimenti nel settore. Ben 10 miliardi di euro di nuovo credito, di cui 3 miliardi destinati alle imprese del Mezzogiorno, che si aggiungono agli oltre 7 miliardi di liquidità già erogati alle aziende del comparto dalla pandemia ad oggi. Il nuovo plafond rientra nel più ampio piano del Gruppo che prevede da qui al 2026 erogazioni a medio-lungo termine per oltre 410 miliardi, di cui 120 destinati alle Pmi, per contribuire alla ripresa, in stretta correlazione con gli obiettivi del Pnrr (finora Intesa ha accompagnato 8.000 imprese clienti ad aggiudicarsi bandi del Piano).
«Oggi rinnoviamo e rilanciamo il nostro impegno a favore dell'industria turistica, uno dei settori di punta dell'economia italiana e meridionale che già quest'anno può agganciare la ripresa economica e renderla strutturale» dice Stefano Barrese, responsabile della divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo. È lui a sottoscrivere con le associazioni di categoria l'accordo Progettare Turismo Sostenibile (siglato con Barbara Maria Casillo, direttore generale di Confindustria Alberghi, Alessandro Massimo Nucara, direttore generale di Federalberghi, Giancarlo Carriero, vice presidente di Federterme, e Marina Lalli, presidente di Federturismo), con cui il Gruppo intende contribuire all'accelerazione degli investimenti nel settore. «Il nostro obiettivo è accelerare i processi di transizione sostenibile per agevolare una nuova proposta di ospitalità più efficiente per i bilanci delle imprese e di maggiore salvaguardia per l'ambiente che ci circonda», insiste Barrese.
Obbligata ma soprattutto ricca di importanti potenzialità la strada che punta a sviluppare l'offerta turistica in un Mezzogiorno che mostra nuovi e chiari segnali di vivacità economica, come spiega Giuseppe Nargi, Direttore regionale di Campania, Calabria e Sicilia di Intesa Sanpaolo.
Ma sono i possibili sviluppi in chiave Sud a dare il senso della ricerca. Perché si scopre ad esempio che nel 2023 il Mezzogiorno vedrà «il pieno recupero delle presenze turistiche» (+1,5% per un totale di quasi 88 milioni di notti trascorse). Che gli imprenditori del settore sono consapevoli che «investire è l'unica via per crescere» (oltre il 50% delle imprese turistiche ricettive del Sud nell'ultimo triennio ha effettuato investimenti; il 35% ha potenziato le proprie strutture; il 34% ha rinnovato gli arredi o ampliato i servizi ricettivi). E che sfide come la digitalizzazione e la sostenibilità (ESG) vanno accettate e condivise per accrescere la competitività delle aziende. Ma dal Rapporto emerge anche con chiarezza che «semplificazione burocratica, infrastrutturazione tecnologica e digitale, sistema formativo specializzato e di qualità» sono priorità assolute per almeno un quarto delle imprese turistiche del Sud, le richieste più esplicite e condivise alla governance pubblica. E formazione vuol dire ovviamente capacità o meglio speranza d trovare e appunto formare il personale necessario: «Impossibile da reperire», dice senza mezzi termini lad dell'Aeroporto di Catania, Torrisi; «Certamente difficile», conferma Guido Fiorentino, presidente e Ceo del Grand Hotel Excelsior Vittoria di Sorrento. Che nella tavola rotonda con addetti ai lavori non può fare a meno di ricordare che eliminare i disservizi infrastrutturali, ad esempio sulla mobilità, garantirebbe ben altri margini di crescita alle aree turistiche più gettonate come la costiera sorrentino-amalfitana. È anche per questo, forse, che i numeri dei concorrenti all'estero appaiono ancora irraggiungibili.
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