Ucciso per il no al racket, l'omaggio di Torre Annunziata a Pastore

Ucciso per il no al racket, l'omaggio di Torre Annunziata a Pastore
La città ricorda Raffaele Pastore, imprenditore e vittima innocente di camorra, assassinato perché disse «no» alle richieste estorsive di quella mano...

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La città ricorda Raffaele Pastore, imprenditore e vittima innocente di camorra, assassinato perché disse «no» alle richieste estorsive di quella mano criminale che da oltre mezzo secolo soffoca i sogni e le ambizioni di Torre Annunziata. Oggi alle 10,30, nella strada a lui intitolata, le istituzioni, le forze dell'ordine e la moglie Beatrice Federico renderanno omaggio a quel commerciante che 25 anni fa, il 23 novembre del 1996, rifiutò ancora una volta di abbassare il capo rispetto alle richieste degli aguzzini. In due su uno scooter, a volto coperto, fecero fuoco con otto colpi e lo freddarono sul posto, ferendo anche la madre. Per il suo omicidio, e prima ancora per la sua denuncia delle ripetute richieste estorsive subite e alle quali non ha mai ceduto, fu arrestato Filippo Gallo.

«È stata la prima vittima innocente che ho vissuto da amministratore di una città che voleva mettersi alle spalle un passato cupo» dice il sindaco Vincenzo Ascione, ricordando il periodo di inizio anni Novanta quando il territorio, ancora una volta negativamente, uscì alla ribalta delle cronache nazionali per la cosiddetta «tangentopoli oplontina», lo scandalo che portò in carcere e azzerò la classe politica dei decenni immediatamente precedenti. «Molto è stato fatto da allora - aggiunge il primo cittadino eppure basta poco per ripiombare con i ricordi in quel periodo». Il riferimento è all'ultimo scandalo tangenti di fine 2020, che ha visto coinvolto l'ex dirigente dell'ufficio tecnico comunale Nunzio Ariano. Discorso più complesso sul fenomeno è quello dell'ex magistrato ed ex deputato Michele Del Gaudio, che ha ricordato la figura di Pastore come quella di «un padre dolce ed autentico. Il suo comportamento è esemplare, la sua non è stata una scelta economica ma di principio. Forse per questo l'hanno ucciso. L'evoluzione del racket - dice il giudice - ha innestato un circolo vizioso, portando agli scenari attuali dove l'economia è inquinata e falsata, perché quote o intere società sono finite nelle mani della malavita che dispone di strumenti economici che altri non hanno». Secondo Del Gaudio, l'intero fenomeno va studiato nella sua complessità, tenendo conto che «oggi le forze dell'ordine e la magistratura sono molto più preparate. Ci sono diverse forme di sussidi ed aiuti per chi denuncia». Dall'altro lato, guai a criminalizzare chi non lo fa. «Non giustifico i commercianti che tacciono, piuttosto che le persone che vedono ma stanno in silenzio. Però mi sforzo di capirle. Quando sono stato referente di Libera abbiamo ascoltato le storie di molti che subivano ma non avevano il coraggio di denunciare, perché le pressioni psicologiche erano tante, o la scarsa preparazione culturale non riusciva ad indirizzarli verso scelte giuste».

Proprio Libera stasera alle 19 terrà un incontro con la vedova Pastore e i referenti di associazioni che su altri territori si battono contro le richieste estorsive e l'usura. «Con l'omicidio di Raffaele Pastore la camorra ha voluto lanciare un messaggio, infatti da allora non c'è stato più nessuno che ha denunciato dice l'attuale referente oplontino di Libera don Ciro Cozzolino La memoria deve aiutarci a prendere coscienza del fenomeno, ma noi dobbiamo alimentare questo ricordo. Come presidio abbiamo lanciato una proposta: per l'intero venticinquesimo anno dall'uccisione di Pastore chiediamo a tutti di impegnarsi in un'iniziativa di sensibilizzazione. Solo smuovendo le coscienze possiamo affinare armi per combattere la camorra».

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Il Mattino