Ucciso per un parcheggio a Torre Annunziata, l'arcivescovo Battaglia: «Omertà assassina»

Ucciso per un parcheggio a Torre Annunziata, l'arcivescovo Battaglia: «Omertà assassina»
«Non mi spaventa il rumore dei violenti ma il silenzio degli uomini onesti». Prende in prestito un concetto caro a Martin Luther King, l'arcivescovo metropolita di...

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«Non mi spaventa il rumore dei violenti ma il silenzio degli uomini onesti». Prende in prestito un concetto caro a Martin Luther King, l'arcivescovo metropolita di Napoli, monsignor Domenico Battaglia, durante i funerali di Maurizio Cerrato a Torre Annunziata per spiegare che «la prima mafia si annida nell'indifferenza, nella superficialità, nel puntare il dito senza far nulla e girarsi dall'altra parte». «L'omertà uccide - tuona dall'altare della chiesa dello Spirito Santo, dove si sono svolti i funerali dell'uomo di 61 anni ucciso lunedì sera durante un'aggressione - e anche l'indifferenza uccide. Noi dobbiamo rendere conto dinanzi a quello che è il tribunale della storia, ma dei nostri silenzi dobbiamo rendere conto davanti al tribunale di Dio».

Poi chiede, in particolare alle istituzioni, di stare «accanto alla gente, di ascoltarla, di seguirne i passi, di non tagliare la spesa sociale. Senza intervenire adeguatamente nelle ferite aperte, esse non saranno più feritoie di grazia ma diventeranno ferite sociali, che la camorra astutamente e perfidamente utilizzerà per i suoi scopi. La politica deve dimostrare che lo Stato c'è. Soprattutto con gli investimenti ed il lavoro». La morte di Maurizio, spiega Battaglia, «è il seme che caduto in terra muore, ma nel suo morire porta per tutti noi,per tutta la gente, per questa amata terra la purificazione». «Mi stringo ai familiari - ha aggiunto - in particolar modo a Tania, Maria Adriana e Andrea, cui va la mia più affettuosa solidarietà e vicinanza. Ho voluto scegliere per questa liturgia la parola di oggi, che è la descrizione più bella che Gesù fa nel Vangelo, perché è la più disarmante, di se stesso. Maurizio, il papà bello: siamo qui per riconoscerlo, per riconoscere la forza e la dignità di quest'uomo, che ha offerto la sua vita». 

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Il Mattino