Ucraina, missione Mediterranea da Napoli: in 33 a Medyka per aiutare chi fugge

Ucraina, missione Mediterranea da Napoli: in 33 a Medyka per aiutare chi fugge
È arrivata quasi a Medyka, al confine tra la Polonia e l'Ucraina, la missione Safe Passage in Ukraina di Mediterranea Saving Humans, partita da Napoli e Bologna per...

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È arrivata quasi a Medyka, al confine tra la Polonia e l'Ucraina, la missione Safe Passage in Ukraina di Mediterranea Saving Humans, partita da Napoli e Bologna per portare aiuti umanitari nei territori devastati dai bombardamenti russi e riportare in Italia chi scappa dalla guerra.

Tre autobus da 50 posti, messi in campo da Mediterranea insieme al Consorzio di cooperative sociali Gesco, hanno lasciato ieri la città partenopea alle 15.15, a loro si sono aggiunti 7 van «stipati sino all'inverosimile di tutto quello che è necessario nei luoghi di frontiera», dice la capomissione di Mediterranea, Laura Marmorale, alla 26esima ora di viaggio in autobus. Niente generi alimentari.

«Sarebbero andati sprecati, c'è già un'organizzazione in tal senso - spiega -, con noi abbiamo portato soprattutto coperte, giacconi, abiti invernali, prodotti per l'igiene personale di donne e bimbi e tantissimi farmaci». Medyka è uno degli avamposti in cui arrivano i profughi ucraini: in un centro commerciale è stato allestito un enorme centro di accoglienza. «Una volta arrivati scaricheremo il nostro carico e cercheremo di capire di cosa c'è bisogno».

In viaggio insieme a Laura ci sono altre 32 persone. «Tre interpreti di madrelingua ucraina, un mediatore culturale esperto di gestione campi profughi e zone di conflitto, un avvocato, dei logisti, interpreti e attivisti, un medico di base e uno specialista, un pediatra e un infermiere», racconta. «L'idea è quella di riportare con noi in Italia quante più persone possibile - spiega -. Siamo pronti a fare soste intermedie a Bologna e Roma prima di arrivare a Napoli per consentire il ricongiungimento di chi ha un familiare o un connazionale che lo attende. Sappiamo che tanti in Italia stanno cercando di fare arrivare i loro connazionali in fuga dalla guerra. Per tutti coloro che non hanno nessuno con cui ricongiungersi faremo l'impossibile per attivare i circuiti di accoglienza volontari, ci rivolgeremo alle reti istituzionali e al circuito cattolico e dell'associazionismo territoriale per trovare un'accoglienza per tutti». 

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Il Mattino