Ugo Russo, riecco il nome del baby rapinatore ucciso a Materdei

Ugo Russo, riecco il nome del baby rapinatore ucciso a Materdei
A volte ritornano. Anzi, spesso. Ed è successo ancora, questa volta a Materdei, quartiere che fa da cerniera tra il borghesissimo Vomero-Arenella e il popolare Rione...

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A volte ritornano. Anzi, spesso. Ed è successo ancora, questa volta a Materdei, quartiere che fa da cerniera tra il borghesissimo Vomero-Arenella e il popolare Rione Sanità, zone di Napoli accomunate da un tentativo di riscatto e di riscossa dalle culture criminali che pure hanno inquinato aree che si credevano lontane dalla «Malanapoli». La notizia è che sono ricomparse le scritte inneggianti a Ugo Russo rimosse soltanto cinque giorni fa grazie all'intervento di qualche volenteroso.

Non c'è voluto molto, ed ecco tornare in azione i senzalegge e senzacoscienza armati di bombolette spray. Hanno imbrattato la parete adiacente l'ingresso della Metropolitana collinare di piazza Scipione Ammirato, praticamente nello stesso spazio «bonificato» dagli operai dell'Anm e dai volontari di un'associazione di quartiere. 

Una doppia sfida, quella lanciata dagli irriducibili writers che inneggiano a Ugo Russo ed Emanuele Scarallo, giovanissime vittime delle lusinghe di una vita criminale. Le indagini portano verso gli ambienti delinquenziali compresi tra il Cavone e il centro storico.

Sfida doppia, già. Perché in primo luogo chi ha nuovamente impresso accanto ad un'opera d'arte (l'ingresso del metrò collinare, a Materdei come in tutte le altre stazioni, è frutto di ingegno architettonico e in quanto tale va preservato) lo sfregio con una vernice nera vuol dimostrare di essere più caparbio e più tenace dello Stato; e poi perché cerca di farsi beffe della legalità e della voglia di bellezza di luoghi riqualificati non soltanto grazie ad un'opera monumentale qual è stata la realizzazione della Metropolitana Collinare; ma anche e persino dei tanti giovani che dalla Sanità a Materdei offrono risorse per la rinascita culturale di ampie zone cittadine.

Tra questi ci sono i ragazzi di «Giovani Promesse», un'associazione che da anni si spende sul territorio offrendo opere di meritorio volontariato e che invoca - com'è giusto che sia - più attenzione da parte delle istituzioni locali. A presiedere il gruppo di ragazzi c'è Salvatore Paternoster, che a 23 anni coordina un gruppo di coetanei pronti a intervenire laddove c'è da fare del bene a Materdei, come altrove.

Salvatore, assieme ai suoi amici (a cominciare da Andrea Capuozzo e Raffaele Cosentino, che con lui hanno fondato l'associazione) non si nasconde dietro a un dito: «Oggi sono iscritto all'Università, studio management Pubblico alla facoltà di Economia e Commercio. Anch'io sono stato uno scugnizzo, riuscendo a non farmi fottere dalle lusinghe della strada. E se oggi sono qui con i miei amici a rimettermi a cancellare certi messaggi fuorvianti non è perché non rispetto il dolore dei genitori di Ugo Russo. Ora, però, è tempo di cercare di costruire un'alternativa nei territori in cui si nasce e si cresce all'ombra di ideali sbagliati». 

Carattere e dignità. Paternoster dimostra con la sua associazione che immaginare un'altra Napoli capace di dare un futuro anche a chi ha la sfortuna di nascere in condizioni di disagio culturale e sociale è possibile. Ma con la stessa forza e onestà chiede il supporto delle istituzioni. «Tre anni fa - spiega - incontrai l'assessore alla Legalità del Comune, Alessandra Clemente per discutere delle problematiche legate alla questione giovanile a Napoli. Dopo quel colloquio, però, non abbiamo registrato nessun passo avanti. E non va bene: perché se mancano le strutture capaci di aiutare i ragazzi, soprattutto quelli più in difficoltà, se nei quartieri non ci sono biblioteche, palestre, spazi di aggregazione, allora poi la colpa non la si può dare a chi si mette sulla cattiva strada».

Finisce così, con un appello a chi ha il dovere di intervenire concretamente sulla pelle della città più debole, il secondo atto di quella che sembra essere destinata a diventare una lotta infinita tra bene e male. Le scritte inneggianti a due giovani morti anche per mancanza di sostegno politico e istituzionale finisce qui. Sperando che non vi sia un terzo atto. 

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Il Mattino