Corruzione, il pm indaga sulla vendita dell'Università telematica Pegaso

Corruzione, il pm indaga sulla vendita dell'Università telematica Pegaso
Prima la trasformazione da fondazione in srl, poi l’inserimento di un comma ad hoc nell’ultima legge di bilancio. Sono i due punti che spingono la Procura di Napoli ad...

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Prima la trasformazione da fondazione in srl, poi l’inserimento di un comma ad hoc nell’ultima legge di bilancio. Sono i due punti che spingono la Procura di Napoli ad uscire allo scoperto, nel corso di un’inchiesta che punta all’università telematica Pegaso e sulle strategie del suo management. Una vicenda culminata pochi giorni fa nel sequestro di mail e documenti all’interno della sede del Centro direzionale, ieri approdata dinanzi al Tribunale del Riesame di Napoli. Una vicenda complessa, che fa leva sull’ipotesi di corruzione mossa a carico del patron della Pegaso - il presidente e fondatore Danilo Iervolino - ma anche a carico di alcuni suoi stretti collaboratori, all’interno dello staff dirigenziale, oltre a titolari di cattedre e consulenti esterni.

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Al momento sono due le ipotesi battute dagli inquirenti: la necessità di verificare se il passaggio della Pegaso da fondazione a società di capitali sia avvenuto grazie a un parere non negativo da parte del Consiglio di Stato; ma anche il tentativo di verificare l’esistenza di una sponda parlamentare “amica”, nella formazione del comma 721 della legge bilancio relativa al 2020 (agli atti «comma Pegaso»), che avrebbe avvantaggiato sotto il profilo fiscale-tributario le università non statali (quindi anche la Pegaso). Due operazioni strategiche - è l’ipotesi - per portare a termine la cessione di un fondo americano del cinquanta per cento della società che gestisce la Pegaso (l’altro 50 per cento resta saldamente a Napoli). 

Inchiesta condotta dal pm Henry John Woodcock, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, partiamo dai nomi finiti al centro di un fascicolo ora al Riesame: accanto al patron Iervolino, risultano coinvolti la responsabile dell’ufficio marketing della Pegaso Maria Rosaria Andria, il docente e direttore scientifico della Pegaso Francesco Fimmanò (per il quale - doveroso ricordarlo - di recente il giudice ha annullato un decreto di sequestro), Armando Di Prisco e Elio Pariota (entrambi nella veste di consulenti tributari della Pegaso); Biagio Del Prete, viceprefetto aggiunto, all’epoca dei fatti capo della segreteria tecnica e politica del ministero pro tempore del Miur; ma alcune verifiche sono invece in corso sui rapporti con il Consiglio di Stato, nella definizione di un parere non negativo decisivo per la trasformazione della Pegaso in srl. Una ricostruzione rispetto alla quale tutti i soggetti coinvolti sono pronti a dare battaglia, secondo quanto emerso ieri dall’udienza dinanzi al Riesame (presidente Sabella), a cominciare dal patron Iervolino (che è assistito dagli avvocati Vincenzo Maiello e Giuseppe Saccone): «Ho fiducia nella giustizia e sono certo che quanto prima potrò dimostrare la totale estraneità mia e della Università telematica Pegaso alle vicende descritte». Stessa determinazione da parte di tutti gli altri indagati, assistiti dagli avvocati Luigi Petrillo, Ernesto Cicatiello, Virgilio Marino. Ma torniamo al focus dell’inchiesta. Stando alle ipotesi investigative, le due operazioni sarebbero servite per concludere in modo vantaggioso l’operazione di vendita del 50 per cento della Pegaso a un fondo americano, anche alla luce delle verifiche condotte dall’Agenzia delle entrate nel novembre del 2019 sulla Pegaso.

Una vicenda nella quale non è ben chiara quale sia la contropartita della corruzione. Stando a quanto emerso finora si parla di master o docenze per corsi di formazione assegnati in cambio di pareri non negativi, ma anche altri regali o favori a chi avrebbe dovuto assecondare (da sponde istituzionali decisive) la strategia imprenditoriale della Pegaso. Diversa la versione degli indagati, che battono su due punti: la Pegaso non sarebbe stata beneficiata dal cosiddetto “comma Pegaso”, dal momento che - quando passa la legge di Bilancio - era già costituita come srl; le verifiche dell’Agenzia delle entrate si erano concluse in modo positivo; non esiste alcun accordo sottobanco - né partite di giro - dietro la nascita della Pegaso srl.  

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Il Mattino