Usura, a Napoli prestiti da cravattari a chi è rimasto senza lavoro

Usura, a Napoli prestiti da cravattari a chi è rimasto senza lavoro
Un libro mastro con nomi, numeri di telefono e numeri. Anzi: più che numeri, erano soldi da incassare, da «arricogliere» (riscuotere), in un crescendo di...

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Un libro mastro con nomi, numeri di telefono e numeri. Anzi: più che numeri, erano soldi da incassare, da «arricogliere» (riscuotere), in un crescendo di violenza esercitata soprattutto nei confroti di chi, in questi mesi, si è trovato nella morsa degli usurai. Mesi difficili, da incubo, parliamo del primo semestre del 2020, quello del lockdown assoluto, della paralisi di ogni attività commerciale. Un periodo in cui c'è chi non ha avuto altra chance che rivolgersi all'usura per provare a tenere in piedi le proprie attività lavorative. Accade ai Quartieri spagnoli, dove una donna è finita agli arresti domiciliari, con l'accusa di aver gestito prestiti a strozzo nei confronti di decine di commercianti (o semplicemente di persone vinte dalla incapacità di portare avanti le rispettive famiglie), in uno scenario ricostruito dalle indagini della Procura di Napoli (pm Ludovica Giugni, aggiunto Sergio Ferrigno), al termine delle verifiche della Mobile del primo dirigente Alfredo Fabbrocino.



Avrebbe applicato tassi usurai anche del 141,71%, la donna di 49 anni, dei Quartieri Spagnoli di Napoli, arrestata dalla Squadra Mobile di Napoli con l'accusa di usura aggravata dallo stato di necessità. Si chiama Maria Piano Del Balzo la donna finita agli arresti domiciliari, che dovrà replicare alle accuse mosse dalla Procura di Napoli, in una vicenda che ha fatto registrare una svolta grazie a un blitz in uno dei vicoli di Montecalvario. È così che nelle mani degli inquirenti sono finiti sette orologi rolex, per un valore complessivo di 80mila euro, e 20mila euro in contanti. Poi, la rivelazione - secondo quanto emerge dalla misura cautelare del gip Saverio Vertuccio - degli elenchi di quelli che vengono indicati come i clienti dei probabili prestiti a strozzo. Agli atti, almeno sei prestiti ritenuti sospetti, in uno scenario che resta caratterizzato dalla mancanza di denunce da parte delle vittime. Solo una volta convocati dinanzi agli inquirenti, qualcuno ha deciso di ammettere l'evidenza e confermare di essere finito al centro di una trama usuraia. Ma torniamo a quel libro mastro, o comunque al contenuto che emerge dai quaderni finiti sotto sequestro.

Stando alla ricostruzione finita agli atti, la donna aveva anche avuto la possibilità di annotare il trend degli affari. E in alcuni punti erano stati annotati anche i nomi dei «cattivi pagatori», tra quelli che non riuscivano a stare al passo dei tassi di interesse. Un reato diffuso, un fenomeno decisamente in crescita, come per altro segnalato nel corso dei mesi scanditi dalla totale paralisi di attività economiche a Napoli. Ricordate cosa accadde tra febbraio e maggio del 2020? Tutti i negozi fermi, soldi prestati a strozzo, ricorso costante al credito sotto casa. E rischio di finire completamente stritolati.

Un fenomeno che è stato denunciato dai massimi vertici investigativi del Paese, che hanno sollevato l'attenzione sulla necessità di creare condizioni di sopravvivenza per chi è stato costretto ad abbassare la saracinesca e spegnere il contatore di cassa. Un allarme drammaticamente reale, come emerge dal profilo delle persone di volta in volta taglieggiate dai tassi usurai. Commercianti, piccoli artigiani, padri di famiglia, che si sono rivolti alla presunta usuraia per importi relativamente bassi. In sintesi, a bussare alla porta dell'indagata, anche persone che avevano bisogno di soli cento euro. Poi c'è chi avrebbe lasciato orologi e gioielli come probabile garanzia per il denaro avuto in prestito, in un crescendo di sofferenza che ora finisce agli atti di una inchiesta.

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Il Mattino