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Un attacco a freddo. Completamente inaspettato. È il governatore De Luca che assesta, a metà mattina, un gancio micidiale innescando uno scontro a distanza con il commissario Figliuolo nonostante poco prima ci fosse stata una telefonata tra i due. E se dalla struttura commissariale non nascondono «il rammarico per i toni e la tempistica proprio ora che stanno arrivando le munizioni», da palazzo Santa Lucia i vertici sono pronti a non indietreggiare. Anzi, puntando al progetto deluchiano di derogare alle fasce d'età. Se non con le categorie produttive, con le isole anzitutto. E rischiare, forzando la mano, anche un ricorso da Roma che risolva, una volta e per tutte, un conflitto di attribuzione di potere tra Stato e Regioni in materia sanitaria.
IL NODO
L'ex sindaco di Salerno continua a far pesare come un affronto quelle 200mila dosi in meno che la Campania ha ricevuto. E non c'è, da due mesi ormai, vertice dell'Unità di crisi dove il governatore non ponga questo problema. Vicenda ormai pubblica dopo gli strali nelle consuete dirette del venerdì ma da giorni il problema si ripropone di più dopo che si assiste a una diserzione altissima del vaccino Astrazeneca. Parliamo, media regionale, del circa 35 per cento di no alle chiamate giornaliere. Con il risultato di ritrovarsi circa 120mila dosi del farmaco inglese nei depositi campani. Colpa delle fobie per alcuni casi di trombosi di chi, alla fine, preferisce saltare il proprio turno. Problema comune a tutte le regioni, sia chiaro, ma De Luca più dei colleghi è ossessionato da quelle dosi stipate nei frigoriferi. Aggiungici quei 200mila vaccini in meno e una Campania in zona rossa dall'8 marzo ed è chiaro perché De Luca cerchi di uscire dall'angolo e tentare di imprimere una svolta.
LO SCONTRO
Problemi conosciutissimi dalla struttura commissariale a Roma che, fanno sapere, «proprio per questo ha avviato una interlocuzione costante, quasi giornaliera, con la Campania».
Ma a questo punto, ed è stato chiaro nei giorni scorsi anche con i suoi, bisogna dare una svolta. Anzitutto che si decida sullo Sputnik. «Che cosa impedisce di accelerare le procedure relative a Sputnik, che potrebbe essere il vaccino aggiuntivo da destinare alle categorie economiche?», chiede infatti anche ieri mentre infuria la polemica. D'altronde quel contratto di pre-acquisto per oltre 3 milioni di dosi è finalizzato proprio allo scopo di avere deroghe al rigido protocollo nazionale delle fasce d'età. Vicenda difficile a sbloccarsi a stretto giro.
LA ROTTA
Per questo ora si punta proprio a quei lotti di Astrazeneca. Usarli, e subito, senza limitarsi al protocollo. Per questo De Luca vuole, invece, una volta finita la categoria degli 80enni (questa settimana) riservare una parte del vaccino inglese per alcune categorie. A cominciare dagli autisti del trasporto pubblico e nel caso delle isole procedendo a renderle covid-free per fine mese. In barba anche alle norme. E l'ipotesi ventilata sarebbe quella di vaccinare nel giro di 4-5 giorni i circa 28 mila residenti di Capri, Ischia e Procida approntando una ordinanza ad hoc in cui verrebbe ribadita non solo la esclusiva competenza della Regione in materia sanitaria ma anche giustificandola con la particolare situazione epidemiologica nel caso si inneschi un focolaio Covid in quei luoghi disagiati. Un blitz insomma con tanto di ordinanza, per capirci, sul modello di quella della chiusura delle scuole, più restrittiva che nel resto d'Italia. Poi, nel caso, dovrebbe il governo su input di un ministro a dover sollevare il conflitto e a chiedere una pronuncia della Consulta. Ma a quel punto gli abitanti delle isole sarebbero già stati vaccinati. È una delle strade, la più probabile, e rientrerebbe nelle «misure clamorose» che minacciava ieri mattina De Luca.
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Il Mattino