Valente: «Sì a riforma costituzionale perché è davvero di sinistra»

Valente: «Sì a riforma costituzionale perché è davvero di sinistra»
«La riforma costituzionale migliora la qualità della democrazia, così si tutelano di più i soggetti più deboli: per questo voteremo...

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«La riforma costituzionale migliora la qualità della democrazia, così si tutelano di più i soggetti più deboli: per questo voteremo sì»: Valeria Valente, con Enzo Amendola e altri, è tra i fondatori del comitato della «Sinistra per il sì». «Vogliamo dar vita ad una campagna e ad una mobilitazione - dice la deputata - con meno slogan e più contenuti».


La sinistra e il sì al referendum sembrano termini antitetici.
«È vero il contrario. Ho votato, insieme alla stragrande maggioranza dei deputati di sinistra, la riforma in Parlamento perché ritengo che la democrazia italiana abbia bisogno di questa modifica costituzionale. Perciò ci stiamo mobilitando anche a Napoli. Stiamo preparando per metà ottobre un'iniziativa. Ci rivolgeremo a tutti, in particolar modo, vogliamo coinvolgere il mondo della cultura e dei saperi e della società civile che hanno radici di sinistra.

Questa riforma, Contrariamente a tanti luoghi comuni, ha un'anima e una forte impronta di sinistra».
Perché?

«È dagli anni '80 che questo sistema istituzionale non funziona più e da molto prima si ragiona di come aggiornare la Carta, salvaguardando i principi della prima parte. Già dagli anni '70 era chiaro che la nostra democrazia per funzionare avesse bisogno di uno stato moderno e di istituzioni al passo coi grandi cambiamenti epocali che stavano per avvenire. Altro, quindi, che riforma frettolosa. È vero il contrario».

Ma perché è una riforma di sinistra?
«Perché aumenta la partecipazione alla vita del Paese. A partire dalle proposte di legge di iniziativa popolare o dal referendum propositivo, mentre in quello abrogativo sarà più facile raggiungere il quorum. Anche il processo legislativo diventerà più efficace, meno soggetto all'abuso dei decreti-legge da parte del governo, rimettendo al centro il Parlamento. La nostra democrazia nel suo complesso quindi funzionerà meglio. E se una democrazia funziona meglio, i diritti sono più tutelati e sono quindi più tutelati i più deboli. Per questo è una riforma con una forte impronta di sinistra».

Non è un rischio modificare la Costituzione in modo così profondo?
«Sfatiamo un falso mito: l'intoccabilità della nostra Costituzione: noi oggi andiamo a modificare, in maniera organica, lo stesso numero di articolo che sono stati modificati negli ultimi 68 anni. In passato è stato modificato il titolo V, quella sì una riforma pasticciata, che oltre ad aver generato una quantità enorme di conflitti tra Stato ed enti locali ha anche determinato una dannosa deriva delle amministrazioni periferiche, soprattutto delle Regioni, che invece di essere organismi di programmazione e di indirizzo, sono diventate centrali di spesa. Dai fondi europei alla sanità al turismo, oggi ogni Regione agisce autonomamente moltiplicando le spese. Non funziona più. Regioni ed enti locali debbono avere un loro peso nelle decisioni dello Stato, per le materie che le riguardano, nel nuovo Senato, vengono definitivamente abolite le Province e diventano protagonisti dello sviluppo le unioni dei Comuni».

Intanto il fronte del no si organizza, a Napoli lo guida de Magistris.

«Legittimo. Quello che è sbagliato, è quella delibera di Giunta approvata in piena campagna elettorale, con cui si impegna il Comune a sostegno del Comitato del No. Un errore, perché il Comune è un'istituzione e appartiene a tutti i napoletani, quelli che votano sì, e quelli che votano no».

f.s. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino