In un cunicolo nascosto del percorso della Napoli Sotterranea è stata ritrovata la testa di una statua di marmo. Il rinvenimento è avvenuto ieri mattina nel corso di...
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Si tratta di una scultura ben realizzata. Raffigura un uomo dai tratti somatici orientali, con barba e baffi molto curati, e con un inconsueto copricapo. La prima immagine che viene in mente osservando il reperto è quella di un guerriero della Mongolia o della Cina, la raffigurazione è estremamente simile all'iconografia classica di Gengis Kahn anche se, per il momento, è ancora impossibile fornire dati certi sulla datazione e sulla provenienza del marmo. Subito dopo il ritrovamento, Albertini ha preso contatto con i carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale, al comando del capitano Giampaolo Brasili. I militari hanno raggiunto Albertini nella cavità, hanno preso visione del luogo dov'è stata rinvenuta la statua e l'hanno presa in affidamento per poi consegnarla alla Soprintendenza che dovrà effettuare studi e valutazioni sul reperto.
Di primo acchito e a un'osservazione solo tramite immagini fotografiche, alcuni esperti hanno ipotizzato che possa trattarsi di una scultura di epoca medievale, probabilmente una riproduzione di una statua più antica, anche se nessuno ha inteso sbilanciarsi ufficialmente prima di poter prendere visione «dal vivo» del reperto che potrebbe avere una datazione molto più antica e far parte di una serie di altre statue che potrebbero trovarsi ancora nel luogo dove è avvenuto, casualmente, il ritrovamento.
«Ovviamente Napoli Sotterranea è a disposizione della Soprintendenza se ci sarà la necessità di far partire gli scavi - ha detto Enzo Albertini - anche se l'esperienza mi porta a pensare, sulla base del luogo del ritrovamento, il fondo di un antico pozzo, che si tratti di un reperto singolo, gettato laggiù assieme ad altro materiale, probabilmente durante la seconda guerra mondiale quando le macerie dei palazzi venivano abitualmente smaltite in quella maniera».
Particolarmente entusiasta Albertini il quale ha spiegato che «la missione di noi speleologi urbani è anche questa: riportare alla luce memorie del passato. Napoli è ancora uno scrigno pieno di tesori nascosti, recuperarli e donarli alla città è una di quelle emozioni impossibili da raccontare con le parole». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino