Porta Capuana, tour nell'ex lanificio borbonico tra abbandono e degrado

L'ex lanificio borbonico di piazza Enrico de Nicola, a due passi da porta Capuana e "attaccato" alla chiesa di Santa Caterina a Formiello, è uno degli ultimi...

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L'ex lanificio borbonico di piazza Enrico de Nicola, a due passi da porta Capuana e "attaccato" alla chiesa di Santa Caterina a Formiello, è uno degli ultimi esempi di archeologia industriale presente nel cuore del centro storico di Napoli. Fondata nella prima metà del 1800 dall'amalfitano Raffaele Sava, la fabbrica a pieno regime occupava circa 700 operai addetti alla lavorazione di stoffe da destinare alla confezione delle divise dell'esercito napoletano. I Borbone, a cominciare da Francesco I, avevano in grandissima considerazione il lanificio sorto all'interno dell'ex convento di Santa Caterina a Formiello, al punto da concedere agevolazioni economiche di ogni tipo. I detenuti delle carceri napoletane erano impiegati nella lavorazione dei tessuti, anticipando di oltre 150 anni i regolamenti penitenziari italiani che prevedono il reinserimento sociale attraverso il lavoro. 


 

 


L'unità d'Italia assestò un colpo mortale al lanificio borbonico. Il nuovo Stato, infatti, non riconobbe i contratti siglati dai Sava con il regno borbonico, decretando di fatto la fine della fabbrica. Una sorte simile sarebbe toccata, qualche decennio dopo, anche all'opificio di Pietrarsa - il primo d'Italia - simbolo di una volontà feroce di delocalizzare le industrie meridionali nel nord del paese. 

Oggi all'interno dell'enorme complesso archeo-industriale sopravvivono poche fabbrichette artigianali, tutte a conduzione familiare, ultimo residuo della vocazione industriale del luogo. In generale, però, l'ex lanificio versa in pessime condizioni di conservazione e necessiterebbe di massicci interventi di restauro. Le grandi ciminiere troneggiano ancora imponenti, ma gli spazi interni sono invasi dalle erbacce. Alcuni muri perimetrali cominciano a risentire dello scorrere dei secoli e avrebbero urgente bisogno di essere puntellati.



«Questa zona di Napoli è al centro di un intervento di riqualificazione realizzato con i fondi Unesco - afferma il presidente dell'associazione Vivere il Quartiere Enrico Cella - non riusciamo a comprendere come sia possibile che un complesso di questa importanza venga tagliato fuori e sia lasciato nell'incuria più totale. Si potrebbe fare tanto - prosegue - a cominciare dalle attività ricettive per i milioni di turisti che ogni anno visitano questa zona della città e restano interdetti di fronte all'abbandono di una struttura che, in altri paesi del mondo, sarebbe un museo da visitare. Ci auguriamo, ed è l'appello che rivolgiamo alle istituzioni - conclude Cella - che al più presto per l'ex lanificio borbonico cominci un serio percorso di riqualificazione. Questa struttura fa parte della storia di ogni napoletano ed è indegno che muoia nell'indifferenza generale».

 

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Il Mattino