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I volontari Wwf Terre del Tirreno e del Wwf Young, attraversando un paesaggio mozzafiato che sovrasta Punta Scutolo e il Golfo di Napoli, sono giunti alla sorgente della Sperlonga a Vico Equense dove si sono calati nell’alveo fluviale per recuperare i tantissimi rifiuti gettati dai soliti incivili del posto. Il sentiero della Sperlonga, di epoca preromana, un tempo faceva parte del percorso che collegava la città di Stabia a Vico Equense ed era l’unica via di comunicazione terrestre con i paesi della penisola sorrentina. Nel 1832, con la costruzione dell’attuale SS. 145 Sorrentina, il percorso della Sperlonga, dove era istituito l’impianto di un posto di dazio, è stato abbandonato.
Oggi è una piccola stradina immersa nel verde tra le colline, percorsa da escursionisti e appassionati di natura. Il percorso comincia in prossimità del Cimitero comunale, per giungere alla sorgente che, con le sue acque, mescolate a quelle di “Capo d’Acqua”, ha dissetato per secoli gli abitanti della piana Equense, attraverso un acquedotto che risale ad epoche lontanissime. Il nome “Sperlonga” deriva dal latino “spelunca”, ovvero grotta, ed era utilizzata un tempo dai pastori quale ricovero in caso di pioggia o vento durante il pascolo. Il supporto di un automezzo della SARIM, che ha fornito sacchi e guanti da lavoro, ha reso possibile il trasferimento al centro recupero di Vico Equense dei rifiuti raccolti. Nonostante le condizioni difficili di lavoro (il recupero dei sacchi colmi di spazzatura dall’alveo ha reso necessario l’uso di corde) si è riusciti a tirare su 40 sacchi di rifiuti.
«Non ci si aspettava di trovare così tanti rifiuti - raccontano i volontari del Wwf - anche perché analoga pulizia era stata effettuata nello stesso sito appena tre anni fa.
«Il Wwf - sottolinea Claudio d'Esposito, presidente della sezione Terre del Tirreno - batte da sempre per la conservazione di stagni, sorgenti e fontanili e ha lanciato la campagna One Million Ponds per salvaguardare le zone umide, che sono gli ecosistemi più a rischio del pianeta. Si calcola che il 90% delle zone umide sono scomparse nell'ultimo secolo nella sola Europa, e fra il 1950 e il 1985 solo in Italia ne abbiamo perse il 66%! Tali ambienti naturali di transizione, dove terra e acqua si incontrano, sono straordinari bacini di vita per l’avifauna e per specie endemiche di anfibi, pesci, piante e insetti come rane, salamandre, libellule e ninfee e fondamentali serbatoi di CO2».
Le zone umide sono tra gli ambienti tutelati dalla Direttiva Quadro Acque e, insieme alle barriere coralline e alle foreste tropicali, sono gli ecosistemi con la più elevata biodiversità al mondo. Si stima che a questi ambienti sia legato circa il 12% delle specie animali presenti nel nostro Pianeta e il 40% della biodiversità, considerando anche le specie vegetali. Stagni, acquitrini, sorgenti, pozze temporanee, abitate da una vivace vegetazione acquatica, costituiscono un'importante risorsa per la tutela della biodiversità d’acqua dolce. Proteggere le zone umide vuol dire proteggere numerose specie di flora e di “piccola” fauna che altrimenti andrebbero perse. «Si auspica - conclude Claudio d'Esposito -, dopo l’ennesima pulizia dei volontari, che l’amministrazione comunale di Vico Equense e le forze dell’ordine si adoprino, una volta per tutte, ad intercettare e punire i responsabili dei continui scarichi di rifiuti alla sorgente della Sperlonga».
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Il Mattino