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Ma cosa è realmente accaduto per spingere i titolari a mettere in vendita una struttura così produttiva? «C'è un contenzioso con una banca - ha spiegato il direttore generale - e tra i proprietari che negli ultimi tempi è degenerato e il Tribunale è intenzionato a procedere.
La società titolare negli ultimi tempi aveva provveduto anche alla riqualifica delle facciate e alla manutenzione. Per questo motivo Villa Signorini, a parte poche altre private e quelle gestite dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane (Campolieto, Ginestre, Ruggiero, Parco a mare Villa Favorita), è tra quelle meglio mantenute di tutto il Miglio D'Oro. «Passato però, il periodo critico della pandemia - ha concluso il direttore - abbiamo ripreso le nostre attività, con eventi, ricevimenti e meeting. Questo è un segnale di ripresa che ci rende ottimisti e ci fa sperare di poter risolvere la controversia entro luglio, così da non essere costretti a vendere la Villa». I proprietari lanciano anche un invito ai lettori a scegliere Villa Signorini per gli eventi, in modo da contribuire a questa corsa contro il tempo per evitare di venderla. La struttura fu edificata nel XVIII secolo, ma non è noto il nome dell'architetto.
Dopo la prima proprietà di Andrea Alfano, si susseguirono le proprietà G. B. Cirella (fino al 1809), delle famiglie Gaetani dell'Aquila d'Aragona (fino al 1884), di Carlo Brancia (fino al 1911) e soprattutto, quelle di don Paolo Signorini, uno dei titolari della ditta conserviera Cirio. Con Signorini nacque il polo meridionale del pomodoro campano che per decenni ricoprì un intero ciclo produttivo (conserve, pasta, marmellate etc), fino agli anni 70 del Novecento, in cui l'azienda fu ceduta alla Sme e nel 1993 privatizzata.
Il Mattino