Vittorio Carità, il dolore degli amici napoletani: «Addio a un'anima bella»

Vittorio Carità, il dolore degli amici napoletani: «Addio a un'anima bella»
«Addio anima bella». Non c'era altro da dire su Vittorio Carità, capace di monopolizzare le bacheche Facebook con la sua improvvisa dipartita pur senza...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

«Addio anima bella». Non c'era altro da dire su Vittorio Carità, capace di monopolizzare le bacheche Facebook con la sua improvvisa dipartita pur senza essere un attore, un artista. O forse si. Perché Vittorio per gli amici era anche tutto questo e di più: un personaggio pubblico nel senso originario del termine e dalle mille sfaccettature, alcune chiare ed alcune scure, ma tutte a vista, senza inganni. Come il suo profilo social, da cui volentieri proponeva in versione napulese racconti semiseri della sua quotidianità, dei suoi amori e dei suoi dispiaceri con uno stile che gli permetteva di toccare anche i temi più scabrosi. Gettonatissimi i racconti esilaranti delle sue conquiste o delle sue diatribe, commentati da centinaia di persone che contribuivano a farlo sentire amato.



«Vi voglio bene», scriveva il 19 luglio in occasione del suo cinquantanovesimo compleanno, «E piango. Si, piango. Perché Voi, mi commuovete. E non lo dico come su un virtual. Ioveramente lo sento il vostro bene per me, fortissimo. Io spero voi tutti sentiate l'amore grato che ho nel mio cuore, per tutti voi». Paladino dei diritti Lgbt, era spesso alle manifestazioni cittadine e non solo, e s'impegnava a far riflettere sui rivoli di ciò che amava: la vita, che mordeva senza preconcetti. Classe 1962, è stato trovato senza vita nella sua casa ai Quartieri Spagnoli dove si era trasferito da qualche anno, un capolavoro dell'arredo fatto di angolini ognuno dei quali raccontava un'emozione. Sempre per gioco, si è divertito a posare per servizi fotografici, performance d'arte contemporanea o quant'altro potesse far rima con creatività. Come quella volta con Stefania De Rosa, che vedendolo per strada gli aveva chiesto di potergli dedicare uno shooting a Santa Chiara che gli regalò un bagno di folla tra i vicoli: la gente, incuriosita da quel suo modo di fare un po' d'altri tempi, lo abbracciava. Indimenticabile poi la sua partecipazione al Gay Pride del 2016 nella ex Base Nato al fianco di Cristina Donadio. Vestiti come i Blues Brothers, sfilarono alla testa del corteo per Bagnoli per poi recitare insieme Little Peach memorie di spogliarellista, di Enzo Moscato, e cantare quindi in chiusura Life on Mars di David Bowie, siamo tutti marziani.

Una giornata che commosse anche lui che era un «funambolo che camminava sempre sul filo del rasoio sapendo che da un lato c'è un baratro, e che ha rischiato anche diverse volte di precipitare», come lo descrive oggi la Donadio. Perché la vita di Carità non era stata semplice, ma anzi costellata da diversi momenti di dolore e disperazione, che l'avevano portato in più di un'occasione lungo percorsi estremi. «Ma essendo un sopravvissuto a se stesso - continua l'attrice - aveva un grande rispetto per la vita, stava sempre con le braccia aperte pronto ad accogliere, ma questo non l'ha tenuto lontano dai suoi demoni. E adesso me lo immagino che sorride sornione, con tutti quei suoi bracciali così pesanti che gli avranno reso senz'altro pesante l'ascesa da qualche parte, mentre dice: Ah, ma allora mi volevate bene!. L'avrei voluto trascinare in palcoscenico per il mio omaggio a Kiki de Montparnasse, la modella di Man Ray. Lui per me era Man Ray, e lui aveva detto subito di si, curioso come sempre. Chi era Vittorio Carità? Una regina, qualsiasi cosa facesse. Era arte senza voler essere artista».



Rappresentante di una dinastia di gioiellieri, Vittorio era naturalmente pratico dell'arte orafa pur non avendo voluto seguire le orme di famiglia. Ma amava il bello in tutte le sue forme: la moda e tutto ciò che potesse rappresentare un'espressione di stile. Di qui, le amicizie con tanti stilisti partenopei e non solo, l'abitudine ai vernissage d'arte contemporanea e il teatro d'avanguardia. Habitué di Stromboli, dove andava da sempre, era protagonista indiscusso delle serate più goliardiche alla Tartana, il locale dell'isola, dove dava prova delle sue grandi doti di ballerino ed istrione. Come pure a Capri, in Piazzetta, o in destinazioni a la page come Mykonos e Ibiza. Amava il mare e, da buddista, la meditazione. «Vittorio - racconta Mariagrazia Greco - metteva a nudo tutto di se, e non tutti riuscivano a sopportare il carico del suo dolore. Sabato l'ho incontrato e gli ho detto che non doveva più scrivere post di scuse come negli ultimi giorni, perché chi lo amava lo faceva anche per i suoi momenti no. Anche se ti mandava a quel paese con violenza, urlando. Lo faceva con chi amava, perché lo voleva vedere forte, voleva spronarti a fare meglio. E noi, che gli volevamo bene, lo accettavamo così. Perché l'amicizia è come l'amore, come un fidanzato che accetti per com'è. Mancherà». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino