Viviani in documentario nella rassegna culturale Stabia: una città da amare

Viviani in documentario nella rassegna culturale Stabia: una città da amare
Quattro serate documentario gratis per i cittadini di Castellammare. Un progetto culturale, "Stabia: una città da amare", firmato dallo storico Pierluigi Fiorenza...

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Quattro serate documentario gratis per i cittadini di Castellammare. Un progetto culturale, "Stabia: una città da amare", firmato dallo storico Pierluigi Fiorenza per omaggiare la sua terra e organizzato da Casa del contemporaneo centro di produzione teatrale.


Si parte il 21 marzo alle 19 al teatro Karol a via Allende con il filmato in ricordo di Raffaele Viviani. Un viaggio nelle opere del commediografo stabiese, attraverso le sue poesie, canzoni e commedie a ridosso della scomparsa terrena di don Raffaele il 22 marzo del 1950 a Napoli.

"Viviani è stato un drammaturgo geniale ma poco conosciuto- spiega Pierluigi Fiorenza-non gli giovò il dialetto aspro e spigoloso, ma autentico della plebe napoletana, nè l'ostracismo del regime fascista che lo censurò a causa della lingua dei personaggi appartenenti al sottoproletario". 

Nel corso del documentario ampio spazio è dato alle figure femminili del teatro vivianeo, come Bammenella 'e copp'e quartiere e la Zuccona, ai guappi nammurati, alle commedie ambientate tra Castellammare (Padroni di barche) e Gragnano (L'imbroglione onesto), alle pellicole cinematografiche come “La tavola dei poveri”, alle poesie come Masto Errico, recitata dallo stesso Viviani, e ancora il don Nicola con l'incredibile tirata contro le ruberie di stato e Guaglione, un potente invito al riscatto civile attraverso l'arma della cultura.

Sempre Fiorenza continua. "Per Viviani il teatro fu uno strumento espressivo d'elezione, ebbe il carattere della totalità: infatti inglobò ogni forma, dalla mimica al canto, dalla musica alla lirica dialettale. Spesso i critici l'hanno
paragonato a Brecht o Cechov ma il commediografo nelle sue Memorie ha scritto "Il mio teatro è fatto di suoni, di voci, di canti, vivifico sempre le mie vicende sceniche con qualche cosa di puramente mio, così facendo riesco a non rassomigliare a nessuno e credo che questo sia il mio maggior merito. Mai come in questo caso: Santa Ignoranza".


Per informazioni sugli altri documentari dedicati a san Catello, al patrimonio storico stabiese ed a Lucio Dalla che amava la terra stabiese:teatrokarol@casadelcontemporaneo.it
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Il Mattino