«Adesso mi interessa solo riprendermi la mia vita e tornare a fare l'imprenditore, spero mi sia concesso farlo». Tre anni dopo, Nazario Matachione commenta...
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Nel frattempo, però, si chiude una pagina complicata della sua vita, la prima.
«Sì. Sono soddisfatto che sia arrivata la Procura della repubblica di Napoli abbia avanzato la richiesta di archiviazione per questa vicenda. Soddisfatto perché la magistratura ha avuto l'attenzione di rivedere le proprie posizioni iniziali da cui è scaturito il mio ingiusto arresto, come peraltro riconosciuto già prima dal Tribunale del Riesame. Spero che tutta questa vicenda che ha avuto non poche ripercussioni prima sulla mia libertà e poi sulla mia vita sia privata che professionale si concluda al più presto, riponendo massima fiducia nella giustizia e nell'operato della magistratura».
Da quel 14 ottobre 2014 è cambiato molto, forse tutto.
«Da allora è iniziata una serie infinita di problemi. Purtroppo di questa vicenda e della debolezza che mi ha provocato professionalmente hanno approfittato alcuni fornitori».
A chi e a cosa si riferisce?
«Io sono stato vittima dei grandi distributori, che hanno approfittato di quel momento nero. Parlo in particolare di Ahid, che rappresenta uno dei più grandi gruppi del mondo anche se amministrata in Italia, guarda caso, da una donna ultraottantenne. Questi fornitori hanno approfittato del mio stato per farmi sottoscrivere diversi accordi, poi utilizzati per richiedere il fallimento di tutte le farmacie e della mia stessa persona».
Prima dell'ottobre 2014, lei era titolare di un gruppo che gestiva una decina di esercizi tra Napoli e Provincia.
«Adesso sto lavorando al concordato per salvare gli ultimi. E in pratica, non mi è rimasta una farmacia. Ma non mi arrendo. E c'è altro».
Di che si tratta?
«I veri e propri ricatti che ho subito sono attualmente al vaglio della Procura della Repubblica di Napoli, anche perché ad oggi questo stesso fornitore non è stato riconosciuto come creditore in nessuna procedura fallimentare, nonostante abbia avanzato in prima persona le richieste di fallimento».
Dopo tre anni, adesso qual è il suo unico pensiero?
«Tornare a fare l'imprenditore. Ma soprattutto, spero fortemente che anche su questa vicenda si faccia luce al più presto e che io possa finalmente riprendere la mia vita imprenditoriale, a tal fine sto predisponendo dei concordati fallimentari anche se, innanzitutto, spero che la Cassazione a Roma annulli la mia sentenza di fallimento che ritengo di aver subito ingiustamente».
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Il Mattino