Allerta sanitaria europea per prevenire la commercializzazione delle vongole di foce Sarno. Le analisi hanno evidenziato contenuti di metalli pesanti oltre ogni limite...
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Una zona inquinatissima, ma nessuno, neanche gli addetti ai lavori, immaginavano valori così alti di tossicità. «I primi riscontri - aggiunge Savarese - sono stati sbalorditivi: addirittura dai laboratori ci chiedevano se per errore le vongole fossero finite in un serbatoio di benzina. A questo punto è scattata un’azione di polizia preventiva e repressiva e siamo riusciti a provare anche l’illecita commercializzazione del prodotto attraverso aziende munite delle necessarie autorizzazioni. In pratica - aggiunge il comandante - le vongole al veleno venivano aggiunte a quantitativi già presenti mercato lecitamente, con la filiera di provenienza tracciata». Piombo, cadmio, zinco e tanto altro ancora. Gli uomini della Guardia Costiera hanno estratto dai fondali, proprio a foce Sarno, del fango maleodorante. È stata la conferma dei sospetti: vongole mescolate alla melma. E così la zona è continuamente monitorata per giorni e giorni. Il capo della sezione operativa, Valerio Acanfora, ha disposto servizi di vigilanza continua sia a mare che a terra. «Stiamo stringendo in una morsa - spiega il comandante Savarese - tutte le attività legate alla pesca e alla commercializzazione di questi prodotti. L’allerta sanitaria estesa a tutta l’Europa è la conferma che ci troviamo di fronte a una situazione particolarmente grave gestita da persone senza scrupoli».
Rilanciata dall’Asl 3 Sud al ministero della Salute, e da questa alle amministrazioni sanitarie di tutta Europa, l’allerta obbliga la polizia sanitaria a controlli più intensi e attenti in mercati, rivendite e ristoranti: i frutti di mare al veleno vanno individuati e distrutti. Intanto a Castellammare leindagini continuano. «Abbiamo già denunciato - spiega il comandante del nucleo di polizia giudiziaria, Marcello Manfredi - una decina di persone e presto scatteranno altri provvedimenti. I reati sono gravissimi, attentato alla salute pubblica e frode, reati puniti con diversi anni di carcere. Dagli accertamenti che abbiamo condotto possiamo affermare con assoluta certezza che ad operare sono le stesse bande che hanno devastato le rocce della penisola sorrentina per estrarre i datteri di mare. Non appena si sono sentiti accerchiati in quella attività, hanno trovato nuove fonti di reddito». Il pugno duro dei magistrati della Procura di Torre Annunziata ha notevolmente alleggerito la pressione perché ora a rischiare grosso non sono solo gli estrattori ma anche chi li commercializza e chi li consuma. «Ma non basta ancora - sottolinea Manfredi - abbiamo ottenuto dal magistrato l’autorizzazione a far esaminare in laboratorio anche gli ultimi datteri sequestrati. Le vongole, che hanno un ciclo di vita di poche settimane, sono risultate pericolosissime. Non si può escludere che i datteri siano altrettanto pericolosi, visto che hanno un lunghissimo ciclo di vita, più di dieci anni». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino