MARANO. L'ultima inchiesta giudiziaria sulla famiglia Cesaro, culminata qualche giorno fa con l'emissione di 29 avvisi di garanzia, ha avuto l'effetto di un terremoto...
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I magistrati della Procura Napoli Nord hanno vagliato una mole impressionante di dati, perlopiù intercettazioni ambientali e telefoniche frutto dell'inchiesta sull'area Pip di Marano, realizzata proprio da una società dei Cesaro. Gli indagati hanno ora quindici giorni di tempo per presentare le proprie memorie difensive o per chiedere di essere ascoltati dagli inquirenti, visto che su di loro aleggia la possibilità di un rinvio a giudizio. Nel frattempo, però, c'è chi respinge al mittente ogni accusa, come l'ex sindaco Angelo Liccardo. "Tutti sanno - spiega - che ero schierato con la corrente forzista avversa ai Cesaro. Ho sempre sostenuto Fulvio Martusciello e le divergenze avute con i referenti dei Cesaro, quelle nate proprio nella primavera del 2015, mi indussero a rassegnare le dimissioni. La mia giunta si spaccò proprio per i disaccordi sorti con la componente ritenuta più vicina Cesaro, quella guidata dall'ex assessore provinciale Antonio Di Guida (attualmente in carcere, ndr). Tutto quel che sta accadendo - aggiunge Liccardo - è a dir poco surreale".
Non ci sta a passare come un referente dei Cesaro nemmeno il dirigente comunale Luigi De Biase. Secondo le accuse, avrebbe ricevuto un "aiuto" dai Cesaro per ottenere un incarico alla Regione, come membro dell'organo di valutazione interno. "Mi sembra una cosa inverosimile – argomenta De Biase – non sono mai stato un sostenitore di Armando Cesaro. Quanto all'incarico di cui si parla negli atti dell’indagine, si tratta di un ruolo che non ho mai svolto". Il nome di De Biase era apparso anche negli atti dell'inchiesta-madre, quella sull'area Pip, quando si scoprì che il dirigente fu invitato da Di Guida a recarsi a Sant'Antimo, presso lo studio dei Cesaro, per un chiarimento con un tecnico (Gennaro Pitocchi) di loro fiducia a quel tempo in servizio proprio a Marano. Nell'elenco degli indagati figurano altri volti noti degli uffici comunali, tra cui Tiziana Di Grezia, da tempo a capo del settore avvocatura. La Di Grezia si sarebbe rivolta ai Cesaro per ottenere un nulla osta, in pratica la possibilità di potersi trasferire per qualche mese alla Regione. Trasferimento che le fu effettivamente accordato. Nel 2015, all'epoca dei fatti ricostruiti dalla Procura, i rapporti tra l'avvocato e l'amministrazione cittadina erano piuttosto tesi, poiché la funzionaria era reduce da un lungo periodo di sospensione (sei mesi) comminato dall'ufficio per i procedimenti disciplinari dell'Ente. Se si dovesse arrivare al rinvio a giudizio dei dipendenti indagati, non si esclude (per alcuni) un cambio di settore all'interno del municipio. Il turn over (annunciato da mesi ma non ancora attuato) potrebbe coinvolgere anche altri dipendenti, tirati in ballo nel principale filone dell'inchiesta sul Pip. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino