Whirlpool, colpo di freno e il rilancio dell'ex fabbrica a Napoli torna in bilico

Whirlpool, colpo di freno e il rilancio dell'ex fabbrica a Napoli torna in bilico
La reindustrializzazione dello stabilimento ex Whirlpool è a rischio. Il consorzio incaricato del rilancio del sito di via Argine non ritiene sufficienti le risposte avute,...

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La reindustrializzazione dello stabilimento ex Whirlpool è a rischio. Il consorzio incaricato del rilancio del sito di via Argine non ritiene sufficienti le risposte avute, finora, alle istanze sollevate sulla compatibilità ambientale dell'area. E il piano industriale non può essere formulato. A sostenerlo, in una lettera inviata ieri alle organizzazioni sindacali, è l'azienda capofila Adler, che, secondo le ricostruzioni emerse dopo l'incontro della scorsa settimana tra il prefetto di Napoli Palomba, i rappresentanti degli enti locali e gli esponenti del Mise, sarebbe stata molto vicina all'acquisizione dello stabilimento. Durante l'incontro, era stata fissata la data del 25 agosto, come termine massimo entro il quale il ministero della Transizione ecologica avrebbe dovuto dare un parere definitivo sulla compatibilità dell'area. Nell'eventualità di un parere favorevole, si sarebbe avviato l'iter per l'acquisizione del sito, da parte del consorzio. Le questioni ambientali sembravano sul punto di essere risolte e, nel giro di poche settimane, il consorzio avrebbe potuto avviare, di fatto, la riconversione del sito di via Argine. Ma la situazione è ben diversa.



Secondo Adler le «criticità evidenziate dalla verifica tecnica» non sono state superate. Per l'azienda capofila i problemi evidenziati dalla verifica erano chiari. «La mancanza - si legge nella lettera - di requisiti di compatibilità urbanistica, la carenza di documentazione inerente l'agibilità, le problematiche ambientali del sottosuolo e la presenza di amianto, rendevano non cantierabile l'intervento». Tutte questioni sollevate dal Consorzio nel corso dei numerosi incontri relativi alla bonifica del sito di Napoli Est. «Altrettanto chiare - continua il documento di Adler - erano le posizioni espresse dal Consorzio in nome delle imprese aderenti: senza una preventiva risoluzione delle problematiche tecniche evidenziate, non era - e tuttora non è - possibile per il Consorzio (né riteniamo per chiunque sia chiamato a proporre un progetto industriale reale) formulare un piano industriale definitivo». Adler aggiunge che «senza conoscere tempi, procedure, costi per il necessario ripristino dei luoghi, prima ancora di avviare i nuovi investimenti, non si capisce come si possa chiedere a soggetti potenzialmente interessati di assumere impegni». Il Consorzio sostiene di non aver «avuto alcuna risposta alle istanze presentate» e chiama in causa la multinazionale. «L'annunciato superamento delle problematiche tecniche, che in ogni caso sono augurabili per il bene del territorio, va documentato dall'azienda Whirlpool e attestato dalle autorità competenti. Nei lunghi anni della trattativa sulla crisi generata dall'annuncio della chiusura dello stabilimento Whirlpool, nessuno aveva eseguito una valutazione reale per il riutilizzo dell'area».

Una stilettata, forse, a tutti i governi che si sono occupati della vertenza dal 31 maggio 2019 ad oggi. «L'unica colpa del Consorzio - sottolinea polemicamente la lettera - è stata forse quella di affrontare con serietà e concretezza l'iniziativa mentre ad altri bastavano solo gli annunci». La conclusione del documento chiarisce definitivamente la posizione di Adler. «Il risultato di questa situazione di incertezza porterà inevitabilmente le imprese ad allontanarsi dall'iniziativa, ed a ritenere non più sussistenti le condizioni di fattibilità, considerando che gli elementi che erano stati rappresentati come risolvibili in 48 ore sono ancora insoluti a distanza di tanti mesi, compromettendo, così, irrimediabilmente, i piani delle aziende, e le aspettative di chi (i lavoratori e le famiglie) vi ha riposto le proprie speranze».


La presa di posizione di Adler suscita la risposta della multinazionale. «Whirlpool - spiega in una nota il portavoce dell'azienda - ha lavorato in piena sinergia con tutte le istituzioni, a cominciare dal prefetto di Napoli, e insieme al Mise, al Mite ed al Comune di Napoli. Il 13 giugno scorso tutta la documentazione urbanistica è stata rilasciata dal Comune e il Mite, dopo aver acquisito tutta la documentazione richiesta, ha fissato per il prossimo 30 agosto l'ok al piano ambientale. Di tutte queste attività istituzioni, sindacati e consorzio sono stati tempestivamente tenuti al corrente».

Il piano per la riconversione del vecchio stabilimento di lavatrici in un hub della mobilità sostenibile sembra, dunque, sulla via del tramonto. I sindacati chiedono alle istituzioni di fare chiarezza. «Il comunicato aziendale di Adler - spiegano il segretario nazionale di Fim Cisl Massimiliano Nobis e il segretario generale di Napoli Biagio Trapani - disorienta sia le organizzazioni sindacali sia i lavoratori ex Whirlpool e alimenta perplessità sulla gestione della vertenza dei ministeri e degli assessorati regionali e comunali. A questo punto - conclude la Fim Cisl - è urgente una presa di responsabilità di tutti gli attori, a cominciare dal prefetto di Napoli, che nell'ultimo periodo è stato un motore trainante per la risoluzione dell'incubo delle famiglie di via Argine».
 

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Il Mattino