Vive il successo con la leggerezza dell'effimero e il portamento da adolescente. Zerocalcare, a Napoli in occasione del Comicon, incassa il successo del suo ultimo lavoro,...
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Un documento toccante, personale, a metà tra il diario di viaggio e il graphic journalism, per raccontare un'utopia possibile nel cuore di una terra contesa e difesa. Zerocalcare analizza con sguardo lucido e ironico una delle più importanti battaglie per la libertà silenziosamente in corso nel mondo. Michele Rech, premio Strega con "Dimentica il mio nome", dopo "Con il cuore a Kobane", un racconto a fumetti sull’assedio della città al confine turco-siriano, e "Ferro e piume", cronache di un pomeriggio in Rojava, il Kurdistan siriano, esce appunto con "Kobane Calling", sua settima fatica.
Prima di affrontare il viaggio che lo ha condotto a Kobane racconta di aver avuto ma poi accade qualcosa: "La guerra vista da vicino dà percezione di normalità", rivela. Tanto che persino l'Isis secondo l'artista "va raccontata non attraverso i linguaggi e i filmati che diffonde quanto piuttosto attraverso i punti deboli e gli aspetti umani: gli estremisti sono imbottiti di droghe, ciondolano e appena finisce l'effetto tradiscono i compagni e non si rendono conto neppure perché stanno combattendo. Sono allo sbando".
Zerocalcare, che assicura di non voler "tradire il fumetto con il romanzo", non teme di smettere: "Faccio fumetti finché mi riesce altrimenti torno alle ripetizioni di francese". Dichiara, quindi, il suo amore per Napoli conosciuta attraverso i suoi "fratelli nei centri sociali": "Se dovessi disegnarla nelle mie bozze sarebbe un macello, un bel macello". Lucida anche l'analisi dei mali di Roma: "C'è un grande consumo di cocaina". Nella sua vita, invece, non c'è spazio né per le droghe né per il fumo: "Non fumo perché non voglio dipendenze e voglio essere nel pieno delle mie facoltà e del mio autocontrollo". Leggi l'articolo completo su
Il Mattino