Fiume Sarno inquinato, arrestati due imprenditori: scarichi di zinco nell'acqua

Un'azienda fantasma, sulla carta sotto sequestro da quattro anni, che invece lavorava di notte e continuava a scaricare reflui industriali altamente tossici in un canale...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Un'azienda fantasma, sulla carta sotto sequestro da quattro anni, che invece lavorava di notte e continuava a scaricare reflui industriali altamente tossici in un canale utilizzato per irrigare i campi. Uno scempio ambientale continuato, che mette in pericolo anche la salute pubblica, per il quale il giudice ha deciso di accogliere le richieste della Procura di Torre Annunziata, disponendo gli arresti domiciliari per una coppia di imprenditori, mandando un chiaro segnale: chi inquina il fiume Sarno finisce in manette.

L'inchiesta complessiva denominata «Rinascita Sarno» vede tre Procure (Torre Annunziata, Nocera Inferiore e Avellino) impegnate da oltre un anno per accertare le cause dell'inquinamento del fiume. Nonostante fondi stanziati, gestioni commissariali e progetti europei, tante industrie molte concerie dell'Avellinese, diverse conserviere dell'Agro nocerino-sarnese, alcune metallurgiche a foce Sarno continuano ad immettere veleni nel fiume senza passare per i depuratori. Ma non sono da meno decine di Comuni che scaricano i reflui domestici nel fiume: alcuni non sono dotati di fognature, altri non si sono mai allacciati alla rete di depurazione. 

Uno scempio ambientale che, dopo mezzo secolo, va interrotto, un obiettivo ambizioso ma per la prima volta concreto, che le tre Procure stanno perseguendo riscontrando responsabilità a tutti i livelli: imprenditori incoscienti, politici corrotti, gestori inadempienti, e sullo sfondo cittadini ormai rassegnati a vivere lungo il fiume più inquinato d'Europa. Già 230 persone sono state denunciate, scoperti 63 scarichi illegali, 22 aziende interessate da sequestri.

Ieri mattina, i carabinieri del Gruppo per la Tutela Ambientale di Napoli hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, firmata dal gip Mariaconcetta Criscuolo su richiesta della Procura di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, sostituto Antonio Barba), nei confronti di due coniugi imprenditori. Agli arresti a casa sono finiti Luigi Viola (44 anni) e Cinzia Limongello (41), titolare e amministratore delegato della Eurogalvanica srl, azienda che opera nel settore della zincatura e verniciatura metalli con sede in via Piombiera a Torre Annunziata.

I reati ipotizzati nei loro confronti sono di inquinamento ambientale, violazione dei sigilli e scarico abusivo di reflui industriali. Le indagini ipotizzano il grave inquinamento ambientale del canale Bottaro, uno degli affluenti del Sarno che alimenta l'irrigazione agricola sulle sponde del fiume. Ad agosto i carabinieri del Noe e i tecnici Arpac hanno verificato che i reflui dell'azienda finivano ancora una volta nel canale Bottaro senza subire alcun trattamento depurativo. Reflui industriali carichi di metalli pesanti come zinco (200 volte oltre i limiti), ferro e azoto ammoniacale, sostanze bioaccumulabili che inquinano acque, suolo e sottosuolo, finendo nei pozzi agricoli. Inoltre, è emerso che la Eurogalvanica era già sottoposta a sequestro da marzo 2017 proprio per reati ambientali. Un nuovo sequestro era avvenuto ad ottobre 2018 e gli ultimi sigilli erano stati apposti lo scorso 29 aprile.

Già a processo per quei reati, il giudice aveva concesso all'imprenditore un dissequestro temporaneo per smontare le attrezzature: in realtà di notte l'azienda aveva ripreso l'attività e, di conseguenza, gli scarichi illegali. «L'azione repressiva della magistratura e delle Forze dell'ordine non è sufficiente, di per sé sola, per risolvere in maniera definitiva il problema dell'inquinamento del Sarno afferma il procuratore Nunzio Fragliasso ma occorre un'azione sinergica di tutte le Istituzioni preposte. Le indagini proseguiranno per accertare e rimuovere le cause dell'inquinamento, reprimendo e prevenendo ogni forma di crimine ambientale, attraverso l'adozione delle misure cautelari, sia reali che personali, consentite dalla legge». Il colonnello Pasquale Starace, comandante del Noe, sottolinea come «questi provvedimenti rappresentano una novità giudiziaria nel contrasto all'inquinamento del fiume Sarno dal momento che per la prima volta a livello nazionale è stato sanzionato con l'arresto l'inquinamento di un corso d'acqua».

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino