Campania zona rossa, i negozianti di Napoli: «Salviamo il Natale o niente tasse»

Campania zona rossa e anche sui negozianti, finora esentati da restrizioni, cala la scure di un nuovo lockdown. A Napoli nell’ultimo giorno in città prima...

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Campania zona rossa e anche sui negozianti, finora esentati da restrizioni, cala la scure di un nuovo lockdown. A Napoli nell’ultimo giorno in città prima dell’entrata in vigore dell’ordinanza firmata dal ministro Speranza, per le vie principali dello shopping molti approfittano del sole per acquistare le ultime cose utili prima che le saracinesche di abbigliamento e altre attività restino abbassate per i prossimi 15 giorni almeno. Ma la decisione assunta dall’esecutivo di inserire anche la regione Campania nell’aree maggiormente a rischio contagio lascia rabbia e incertezza tra i commercianti, il cui unico appello è di “salvare il Natale”.

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«Il mese di dicembre noi dobbiamo lavorare. Non possiamo saltare Natale altrimenti chiudiamo tutti. E la prima cosa che non faremo sarà pagare le tasse: se non ci fanno aprire per dicembre le tasse se le scordano, non perché non vogliamo ma perché non possiamo permettercele – dice categorico Antonio Catapano, titolare di Ascot, negozio di abbigliamento maschile su via Toledo -  Abbiamo già tutta la roba invernale che compriamo sei mesi prima, e se non vendiamo non riusciamo a onorare gli impegni con i fornitori. Questo lo stato lo dovrebbe sapere». Per il commerciante sarebbe stato necessario ultimare i pagamenti della cassa integrazione per i dipendenti prima di prendere qualsiasi misura drastica. «Il governo ha sbagliato tutto e sta continuando a sbagliare», conclude amareggiato.

Gli fa eco Cosimo, dipendente di Camiciamoci, attività specializzata in vendita di camicie, che si rivolge direttamente al ministro Speranza, firmatario dell’ultimo provvedimento preso dal governo nei confronti di Campania e Toscana. «Vorrei sapere dal ministro della Salute a me chi darà i soldi. Chiudiamo l'attività e chi mi paga? Devo aspettare i soldi dell'Inps che chissà quando arriveranno? - domanda - Speriamo veramente che duri solo 15 giorni e che riapriamo per la stagione natalizia altrimenti sarà una guerra».

Non va meglio sul fronte della ristorazione. La storica trattoria dei Quartieri Spagnoli da Nennella rinuncia anche all' asporto, sola attività possibile per ristoranti, bar, pasticcerie, gelaterie nelle aree rosse fino alle 22 . «Purtroppo non rimarremo aperti – dice il proprietario Mariano Vitiello - Noi facciamo piatti tradizionali che si possono cucinare tranquillamente a casa: a una famiglia preparare quattro ‘pasta e patate’ viene a costare pochi euro. Non conviene prenderla da asporto». Vitiello in questi mesi ha anticipato la cassa integrazione per ben 40 dipendenti che animano il locale, luogo di attrazione per turisti e non solo. «In questi ultimi 20 giorni ho avuto molte spese da affrontare ma la gente non si accostava proprio per sedersi ai tavoli e mangiare”. L'imprenditore non crede nella prospettiva di una riapertura in tempo per portare in salvo il periodo natalizio, piuttosto si dice pronto a un lockdown prolungato che però abbia risultati più duraturi. «Se dobbiamo fare questo sacrificio per la salute e poi tornare alla normalità facciamolo una volta sola anche per due tre mesi, e poi ritorniamo alla nostra quotidianità – è l’appello - Dopo toccherà a chi ha competenza gestire i controlli».

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Il Mattino