Forza dell’opera artistica – compresa quella autobiografica – è anche il suo essere portatrice di un messaggio – meglio, di un sentimento – in...
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D’altro canto, pure il tratto autobiografico (soprattutto di certe biografie) ha la sua propria bellezza e spesso un’utilità nell’essere conosciuto.
E dunque, la rappresentazione che vede in scena Memetaj si muove su entrambi i piani. Offre un racconto che muove dall’esperienza personale, per poi ampliarsi.
La partenza è quella fisica, reale, da un’Albania mai rinnegata e anzi sempre considerata “casa”, luogo d’appartenenza, ma nonostante ciò descritta con l’occhio lucido e critico di chi l’ha vista diventare un Paese dove vivere era sempre più difficile. Con gli occhi di un padre che – con la moglie e un figlio piccolissimo – sceglie di lasciarla, di imbarcarsi su un peschereccio alla ricerca di una nuova vita, anche se questo deve significare lavorare in una pizzeria pur essendo un ingegnere fisico.
Ma il testo non vuole indulgere in una denuncia sociale già nota, e neppure solo nell’aspetto (sebbene legittimo, significativo) drammatico della vicenda: vuole farsi anche comico e soprattutto, come annunciato, universale. Scrive Rappa: «Quello che mi aveva colpito del racconto era la difficoltà che aveva avuto nel cercare una propria identità, ma anche il viaggio e l’ostinazione del padre per cercare di garantire un futuro a sua moglie e a suo figlio. Questo rapporto tra padre e figlio è molto forte nel testo e rende la storia universale».
Intragallery si trova a via Cavallerizza a Chiaia 57, all’interno del cortile; ci si prenota alla mail info@intragallery.it (alla quale si chiedono anche maggiori informazioni), specificando numero e nominativi dei partecipanti, e ovviamente la data che si preferisce. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino