Camilla Borghese, «Orizzonte Verticale» a Castel dell'Ovo

Camilla Borghese, «Orizzonte Verticale» a Castel dell'Ovo
Sabato 21 aprile 2018 alle ore 12.00, sarà inaugurata nelle Sale Espositive di Castel dell’Ovo, per la prima volta  a Napoli, la mostra personale della fotografa...

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Sabato 21 aprile 2018 alle ore 12.00, sarà inaugurata nelle Sale Espositive di Castel dell’Ovo, per la prima volta  a Napoli, la mostra personale della fotografa romana Camilla Borghese dal titolo “Orizzonte Verticale”, a cura di Marina Guida. Il progetto espositivo è organizzato dalla galleria diretta da Paulo Pérez Mouriz e Guillaume Maitre, Spazio Nuovo, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli.


Come nel libro di Stefano Bartezzaghi, docente di Semiotica e di Teorie della Creatività, da cui mutua il titolo, l’Orizzonte Verticale di Camilla Borghese si presenta in forma di caleidoscopio metropolitano, in cui si frammentano e ricompongono in griglie cartesiane nella retina dell’osservatore, elementi eterogenei: forme architettoniche classiche, frammiste a quelle contemporanee. In esposizione circa 25 fotografie di grandi dimensioni, stampate su carta cotone, che restituiscono la visione, che è al contempo reale e metafisica, di tre di città: Napoli, Roma, New York. I particolari architettonici  ritratti da Camilla Borghese diventano quasi nature morte, quinte scenografiche, pure astrazioni, giochi di linee perpendicolari ed orizzontali che formano patterns visivi, oltre il tempo lo spazio. Il suo linguaggio fotografico nasce dall’amore per le architetture. Attraverso un gioco di rimandi formali, dall’antichità alla modernità, fa in modo che  passato e presente si congiungano in visioni che trascendono il tempo. Ne sono esempio i dittici, nei quali dialogano antichi colonnati della Roma imperiale con pilastri di architetture moderniste, grattacieli scintillanti e ruvidi colonnati classici o chiese barocche. 

Il suo sguardo sosta su particolari architettonici, studiandone connessioni ed analogie, angolazioni e simmetrie. Particolare attenzione è dedicata alla condizione di luminosità più idonea, che le consente di rendere in forma visibile un’immagine mentale. La sua fotografia non è mai estemporanea ma costruita, strutturata in diverse fasi. L’artista, infatti, seleziona visivamente l’immagine da realizzare, e successivamente si reca più volte sul luogo prescelto, per intercettare la luce naturale che le consente di arrivare alla costruzione dello scatto definitivo, che raggiunge dopo una lunga e complessa gestazione con il banco ottico. Nelle sue opere vi si rintracciano senza soluzione di continuità, l’armonia della prospettiva rinascimentale, l’astrazione metafisica e le volumetrie di Piero della Francesca, l’assoluto rigore nella costruzione, descritto nel trattato che dall’antichità, ha condizionato il modo di vedere, conoscere, costruire ed abitare lo spazio dell’uomo contemporaneo, che è  il De Architettura di Marco Vitruvio Pollione.

Grande attenzione è riservata dall’artista alla qualità del supporto fotografico utilizzato, che rende alla perfezione la qualità tattile dei materiali ritratti: dalla fredda e liscia scivolosità delle superfici del vetro e cemento del Seagram Building di Mies Van Der Rohe, alla rugosità del piperno piramidale della Chiesa del Gesù Nuovo di Napoli.
I suoi lavori, raccontano delle forme nello spazio, ma soprattutto del tempo e delle condizioni di luminosità in cui sono realizzati, e con questi due parametri istituiscono un dialogo continuo, fino ad arrivare ad un tipo di astrazione, che parte dal dato reale, per approdare ad una dimensione più propriamente metafisica. 


“Roma, Napoli o New York, antico, moderno o contemporaneo, edifici sempre cercatori della stessa luce, quella solare e piena, sotto il cielo azzurro o magicamente velata dalle nuvole e dalla foschia. Ciò che cerco è sempre la stessa chiarezza e purezza creata dall’uomo e dalle persone che hanno reso possibile la grandiosità e la maestria di tali opere, opere che tanto son più affascinanti quando portano con sé i segni dei racconti del tempo vissuto.”  
Camilla Borghese


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Il Mattino