Colloculi, We are Art al Mann di Napoli: l'opera multimediale di Annalaura di Luggo

Colloculi, We are Art al Mann di Napoli: l'opera multimediale di Annalaura di Luggo
«Colloculi»  una gigantesca interpretazione scultorea dell’iride umano, interamente realizzata in alluminio riciclato – in linea con una visione...

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«Colloculi»  una gigantesca interpretazione scultorea dell’iride umano, interamente realizzata in alluminio riciclato – in linea con una visione dell’arte che stimola il rapporto con l’ambiente secondo i principi dell’economia circolare e della sostenibilità – l’opera deriva il suo nome dalla fusione di due lemmi: collŏquĭum, conversazione, dialogo, incontro, e ŏcŭlus, occhio, organo della vista, e ne combina i significati incoraggiando lo spettatore al colloquio attraverso lo sguardo. L’installazione diventa espressione di vitalità attraverso la tecnologia: la pupilla di Colloculi trasmette contenuti multimediali interattivi «real time», attraverso un sistema di telecamere «gesture recognition» grazie alle quali il fruitore diventa parte integrante dell’azione. Nella pupilla di «Colloculi» prende vita l’opera multimediale «We Are Art». Così la forma accoglie i simboli della vista trasfigurata e, con pratiche interattive, si compie il «teatro dell'opera» rappresentando storie che sono percorsi di affermazione. Il punto di partenza sono gli occhi di quattro ragazzi, che ci rivelano il proprio universo umano e poetico nonché il modo in cui hanno superato avversità quali bullismo, discriminazione razziale, cecità, alcool e criminalità. Attraverso i linguaggi della videoarte, del sound design e della realtà immersiva, li vediamo spogliarsi dai pregiudizi e dalle sofferenze mentre l’osservatore resta catturato dal loro sguardo e, grazie a sofisticate telecamere, entra a far parte della scena, sollecitando un confronto che non può essere senza conseguenze, perché «guardarsi negli occhi» significa predisporsi al dialogo e all’incontro. «Grazie all’arte – dichiara Annalaura di Luggo - desidero vedere attraverso gli occhi delle persone al di là della visione comune, per esplorare spazi invisibili e valorizzare le diversità. Mi piace ascoltare storie di vite che nessuno vuole sentire ed entrare in contatto con le profondità. In questa operazione ho bisogno di provocare il fruitore con un’immagine non più convenzionale e rassicurante. Le esperienze dei protagonisti si trasmutano in immagini: l’iride invade la sagoma umana e, con un'inversione di prospettiva, è il corpo a diventare vista. E questa vista, nel raccontare storie di ragazzi messi ai margini, sollecita un’inclusione trasversale, un confronto ‘tra’ e ‘con’ soggetti che vivono svariate difficoltà – continua di Luggo - storie di sopravvivenza e di riscatto da trasformare in una grande opera d’arte collettiva con una funzione sociale e socializzante, non lasciando spazio a discriminazioni».

L’isolamento e la mancanza di contatto umano imposti dal Covid hanno generato un appiattimento globale culturale; in tal senso la ripresa generale va stimolata anche con una fruizione emotiva e interattiva: l’arte multimediale riesce a trasferire contenuti profondi in maniera diretta, immersiva, innovativa e soprattutto accessibile, con una capacità di rigenerazione continua a livello contenutistico. In linea con la poetica artistica di Annalaura di Luggo, anche nel caso dell’opera «Colloculi», si registra una forte sinergia fra interazione creativa ed esperienza umana orientata verso orizzonti inclusivi e comprensivi. Non a caso per l’allestimento dell’opera con filamenti di alluminio riciclato l’artista ha coinvolto ragazzi con problematiche fisiche o di inserimento sociale. La metafora della vista rende possibile il dialogo con lo spettatore che entra in contatto con l’evoluzione intima dei ragazzi protagonisti, Noemi, Youssouf, Larissa e Pino che si riscattano dal loro passato e si trasfigurano in immagini surreali con una metamorfosi dei loro occhi. Un percorso dall’oscurità alla luce in cui le emozioni, suscitate dall’interazione con lo sguardo dei quattro ragazzi, consentono allo spettatore di immedesimarsi nella vita degli altri. Come per tutti i miei progetti – afferma Annalaura di Luggo - ho bisogno di utilizzare energie fatte di vite, a cui voglio unire manualità e tecnologia, affinché chi guarda possa diventare il protagonista della scena. Con quest’opera, in particolare, ho voluto creare un contenitore suggestivo, con una funzione non solo estetica ma anche di stimolo etico e sociale rilevante.

Negli occhi dei più deboli siamo invitati a contemplare la capacità di rialzarsi, di guardare avanti e di guardare dritto verso un obiettivo. Se l’arte è vita, tutti siamo opere d’arte: «Colloculi > We Are Art» non rappresenta, dunque, solo una ricerca sociale e artistica sulla percezione umana bensì un’affermazione del valore dell’individuo come parte attiva della società. L’intento è, dunque, aiutare i soggetti più fragili a recuperare la propria identità, a partire dalla riscoperta e dalla custodia del senso “autopoetico” di sé. Il processo creativo della costruzione dell'opera è il focus del documentario «We Are Art Through the Eyes of Annalaura», diretto dalla stessa artista, la cui narrazione oscilla tra video arte e cinema sperimentale. 

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Il Mattino