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Si candida a essere la fiera del design d’autore, diverso da quello industriale di cui Milano è capitale incontrastata: Edit Napoli può dire che, per ora, la missione è compiuta. Alla terza edizione, dopo quella di passaggio del 2020 contratta dalla pandemia, la manifestazione ideata da Domitilla Dardi ed Emilia Petruccelli è già una realtà. Oltre tremila le presenze dei visitatori, con i giorni di sabato 30 e domenica 31 che si sono trasformati in momenti di aggregazione, a San Domenico Maggiore. Nel cortile del complesso famiglie, bambini, appassionati del genere tra gli stand, l’orto didattico e i biliardini erano un bel colpo d’occhio, quelle scene che “non sembra di stare a Napoli” e che pure la città dovrà un giorno normalizzare, fare sue sempre più.
La maggior parte degli 80 espositori, venuti da ogni punto d’Italia e qualcuno anche da fuori, erano nel piano alto, tra le sale del Capitolo e il Refettorio e nei corridoi. Molti i napoletani e campani, come Anna Fresa e Antonella Venezia e la loro raffinatissima serie “Piscis”: una tazza in metalli preziosi a spessore ovale, ricavato da una ricerca su uno dei simboli più antichi, la vesicapiscis. Un'importante intuizione pitagorica, poi mandorla sacra, simbolo del ventre materno.
Si gira a caso, facendosi guidare dagli occhi. E ci si imbatte in realtà che magari stanno dietro l’angolo e che non si conoscono: i prodotti del Centro per l’artigianato digitale di Cava de’Tirreni che tramite la scuola Medaarch invita 12 creativi l’anno per residenze artistiche; le memorie sannite di Luisa Grasso, da anni attiva in Belgio con il suo atelier “Ars3”, in cui i simboli della campagna diventano oggetti di arredamento unici, dal torchio che si trasforma in un paravento agli aratri cambiati in lampade. Diversi gli artisti “classici” presenti in fiera: lo segnalano i cuscini scolpiti di Diego Cibelli per trasformare il bagno in un’oasi artistica (la collezione si intitola “Feed me”) o i mobili reinventati da Michele Esposito, “che sembrava non avessero più da dire e invece regalano bellezza” dice una visitatrice.
Artigianato d’autore è, soprattutto, Sud d’Italia. Celebrato dal panorama di Pantelleria nei marmi dell’azienda Lithea, rivisitati dall’estro della design Elena Salmistraro. Sulla tavola e la parete esposte ci sono il lago di Venere, i dammusi, la roccia lavica, terrazzamenti di vigneti di zibibbo, muretti a secco, il mare blu.
Design d’autore è anche un patrimonio tradizionale non rinnegato ma fatto esplodere in un esito futuristico: da Roma arrivano i magnifici, coloratissimi contenitori del progetto “Pop pot” degli architetti Arabella Rocca e Giacomo Sanna che attirano sorrisi e curiosità all’ingresso: “Che sono?” chiede il pubblico. Nient’altro che i cocci sui cui si è creato il quartiere romano di Testaccio restituiti alla loro forma originaria, ma nelle tonalità shocking di fucsia, giallo e verde e in materiale ecologico e ribattezzati coi nomi di personaggi del'antica Roma, da Agrippia a Giulio Cesare. Possono contenere fiori anche nella loro forma più piccola, il magnete da frigo: un successo, nato poco più di un anno fa, in pandemia.
Tornerà sicuro, Edit Napoli: “L’anno prossimo, e saremo ancora più grandi” dicono le organizzatrici. Che sono al lavoro per preparare la quarta edizione già da oggi, “dal giorno dopo la fine della fiera”.
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Il Mattino