Effetto Gomorra, il cinema contro i clan un laboratorio sul male

Effetto Gomorra, il cinema contro i clan un laboratorio sul male
Quello della rappresentazione del male è tema largamente dibattuto, nell'ambito del quale le maggiori critiche vengono mosse al rischio di legittimazione o emulazione,...

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Quello della rappresentazione del male è tema largamente dibattuto, nell'ambito del quale le maggiori critiche vengono mosse al rischio di legittimazione o emulazione, ad esempio, delle pratiche criminali. La camorra non si sottrae alla querelle, e inevitabile pare citare le polemiche legate alla serie tv Gomorra e alle sue modalità di narrazione; ma il cinema era arrivato ovviamente molto prima, e con differenti strumenti d'approfondimento. È anche questo il contesto in cui nasce Criminalità immaginate: Napoli, il cinema, la camorra - rassegna che prende il via oggi pomeriggio all'Asilo (vico Maffei 4; info su sito e pagina Fb), e si compone di tre incontri-laboratorio curati da Antonio Vesco (laboratorio di analisi e ricerca sulla criminalità organizzata dell'Università di Torino) e Luciano Brancaccio (laboratorio interdisciplinare di ricerca su mafie e corruzione della Federico II). I pomeriggi saranno dedicati alla riflessione e alla discussione - sul fenomeno malavitoso e gli strumenti giuridici per affrontarlo, sulla cinematografia che lo riguarda e il rapporto che gli stessi camorristi hanno con quella - ma pure alla visione delle pellicole scelte. Per il suo primo film da regista - La sfida, del 1958 - Francesco Rosi scelse di raccontare proprio la camorra: quegli anni Cinquanta che la videro ampliare i propri interessi, aggiungere al contrabbando di sigarette la gestione del mercato ortofrutticolo. Questa storia - che, sullo scenario del dopoguerra, mescola alla malavita l'amore - sarà protagonista dell'appuntamento di oggi (sono tutti alle 18).


Ma fu lo stesso Rosi a sottolineare come la camorra e la sua rappresentazione si fossero evolute con il tempo, dichiarando: «L'ho rappresentata quando era più rustica. Era una camorra ancora molto limitata, quindi, rispetto a quella descritta da Saviano nel suo Gomorra». Le successive pellicole affrontano così epoche e ambiti differenti. Martedì 15 sarà la volta di Pianese Nunzio, 14 anni a maggio: il film di Antonio Capuano (che sarà presente alla proiezione) si focalizza sul rapporto malato tra un prete anti-camorra e l'adolescente protagonista. Mentre venerdì 18 tocca a L'intrusa di Leonardo Di Costanzo (anche lui presente): Giovanna lavora nel sociale e, per aiutare una giovane donna, ne incrocerà il marito camorrista. Per chiudere, di nuovo la parola a Rosi: «Oggi la camorra ha superato la notorietà criminale della mafia, ma ha di diverso da questa il fatto di non avere una disciplina di tipo addirittura militare come quella; è invece anarchica, come del resto la mia splendida e amata e martoriata città ci dimostra». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino