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In tempi di pandemia c’è chi sceglie di resistere e lo fa con una tra le arti più belle, il teatro. Sono amici, giovani e preparati, tanto da decidere di lanciare una sfida a chi, causa Covid, ha interrotto le attività del mondo della cultura e dello spettacolo. Si chiamano Vincenzo Scaglione, Filippo Stasi, Francesco Bellella e Carla Gison i giovanissimi protagonisti di un’avventura appena nata, Ennekappa, associazione di produzione e rappresentazione teatrale, ideata e composta dai quattro ragazzi under 30 che provengono dall’hinterland (Villaricca, Melito e Giugliano): Vincenzo (autore, laureato in Filologia moderna), Filippo (regista, attore, laureato all’Accademia delle Belle Arti), Francesco (scenografo, anche lui laureato all’Accademia delle Belle Arti) e Carla (social media manager, attrice, laureata in Filologia moderna).
Lo scopo? «Dare un segnale in un periodo critico come questo - spiega Vincenzo, il maggiore del gruppo - magari è da pazzi, ma il teatro è diventata l’ultima delle ultime tra le categorie penalizzate dalla pandemia».
«Fondare un’associazione teatrale in piena pandemia può sembrare sicuramente rischioso e poco produttivo - rimarcano - ma il bello di un gesto apparentemente rivoluzionario consiste nel dare un segnale di speranza ai giovani e al mondo della cultura: il teatro deve resistere». Già al lavoro in attesa della riapertura delle sale teatrali, con opere inedite che attendono soltanto di essere rappresentate, i ragazzi di Ennekappa non demordono di fronte alle difficoltà del momento e annunciano: «ci stiamo già auto tassando per produrre i nostri spettacoli».
Ma che tipo di spettacoli saranno? «Guardiamo alla tradizione ma anche a nuove forme di sperimentazione dal punto di vista scenografico e registico, come la tecnologia applicata all’arte scenica». Infine una curiosità: il nome scelto per l’associazione. «Si tratta di una sorta di acronimo con un richiamo all’etimologia greca della parola, perché abbiamo intenzione di mettere in scena commedie, testi inediti ma anche adattamenti, come già fatto con un classico come “Miseria e nobiltà, riletto in chiave più moderna», conclude Vincenzo.
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