Tradizione e innovazione. Al Centro di Cultura Domus Ars, torna dal 26 al 30 dicembre 2019 alle ore 20,30, La Cantata dei Pastori nella forma di...
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Una miscela tra tradizione e innovazione, questa è la Cantata di Carlo Faiello che sceglie le composizioni più interessanti e rappresentative relative al periodo natalizio: dalle pastorali di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori alle più famose melodie di Roberto De Simone, dall’archivio sonoro di estrazione orale ai brani di Carlo Faiello stesso. Protagonista dello spettacolo è Giovanni Mauriello, già fondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare e prezioso custode della celeberrima versione degli anni Settanta. Sulla scena anche le cantanti/attrici Marianita Carfora ed Elisabetta D’Acunzo con la partecipazione del figlio d’arte Matteo Mauriello e del giovane Armando Arangione nei panni di Benino. Le parti musicali, elaborate da Carlo Faiello, saranno affidate all’Ensemble Santa Chiara Orchestra composta da: Gerardo Buonocore alla fisarmonica Sasà Brancaccio al contrabbasso, Gianluca Mercurio alle percussioni, Pasquale Nocerino al violino e Edo Puccini alla chitarra. Scene e costumi a cura di Bruno De Luca. Arrangiamenti e direzione musicale di Carlo Faiello.
“La Cantata è un lavoro che mescola sacra rappresentazione, canto e dramma pastorale e vive della contaminazione di elementi colti con altri propri della commedia dell’arte. - spiega Carlo Faiello – Le Calende, secondo la tradizione popolare del Sud Italia, sono i giorni dell’anno, dal 13 al 24 dicembre (Le Diritte) e dal 26 dicembre al 4 gennaio (le Rovesce) durante i quali i contadini, osservando il tempo atmosferico di tale periodo, facevano previsioni per quello dell’anno successivo. Era questo un modo in uso nelle campagne del Meridione, per tramandare ai giovani la conoscenza, la memoria e la sapienza degli anziani. Ed è proprio questo che vogliamo trasmettere “ripetendo” questo rito della Cantata in questi giorni così particolari”.
La storia è quella di Giuseppe e Maria che vagano per le campagne di Betlemme alla ricerca di un riparo, ostacolati dal perfido Belfagor e protetti dalla spada divina dell’Arcangelo Gabriele. Nel difficile viaggio vengono accompagnati da due figure popolari partenopee: Razzullo, scrivano napoletano assoldato per il censimento e Sarchiapone, maschera ispirata quasi direttamente dalla tradizione popolare dei Pulcinella. Pubblicata nel 1698 è l’opera teatrale più conosciuta del letterato Andrea Perrucci. Rappresentata per oltre tre secoli a Napoli, il testo fu creato per opposizione agli spettacoli “pagani e blasfemi” che distraevano il popolo dai festeggiamenti del Santo Natale. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino