“Favole senza fili + 1” in scena al teatro Bellini: lo spettacolo della danza aerea

“Favole senza fili + 1” in scena al teatro Bellini: lo spettacolo della danza aerea
Cinque personaggi, un palcoscenico e una scorta infinita di fantasia, sogni e meraviglie tra danza, prosa e danza aerea. “Favole senza fili +1” è lo spettacolo...

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Cinque personaggi, un palcoscenico e una scorta infinita di fantasia, sogni e meraviglie tra danza, prosa e danza aerea. “Favole senza fili +1” è lo spettacolo di danza aerea andato ieri sera in scena al Piccolo Bellini, sold-out a entrambe le repliche (18.30 – 20.45) già dal terzo giorno di programmazione. La pièce trae ispirazione da “Favole al telefono” di Gianni Rodari, la drammaturgia è di Martina di Matteo, regia e coreografia di Marianna Moccia, aiuto regia Sara Lupoli. Le performer: Maria Anzivino, Chiara Barassi, Alessia di Maio, Valeri Nappi e Viola Russo e le musiche affidate a Valerio Middione, Giuseppe di Taranto ed Alfredo Pumilia. Lo spettacolo è una produzione FUNA, il collettivo indipendente di performer, che ha come intento quello di rivoluzionare il dancefloor esplorando la dimensione verticale ed è stato possibile anche grazie al sostegno di Teatri associati di Napoli, Art garage, Ex Asilo Filangieri.

«Quando abbiamo concepito e iniziato a lavorare a questo spettacolo», racconta Moccia. «Eravamo in una delle fasi acute della pandemia. Sembra banale ma probabilmente questo ha determinato quasi tutte le nostre scelte, compresa quella di raccontare un mondo immaginario, fantastico. E in questo contesto ci siamo rimesse a leggere Rodari, che ci ha restituito una prospettiva narrativa che il 2020 sembrava aver cancellato».

Cinque personaggi, ognuno incastrato nella propria storia che nessuno racconta più, si incontrano sul palcoscenico. Inizialmente involucri stilizzati che si muovono soltanto per necessità, ripercorrendo la loro storia in modo sempre identico, senza uno scopo, perché senza uno sforzo fantastico per loro è impossibile intraprendere nuove strade ed iniziare nuove avventure. Hanno bisogno di lettori, di pubblico, di qualcuno che creda ancora in loro. Non fanno caso l’uno all’altro, vivono nei gesti assoluti della loro più intima essenza: il tratto di chi li ha scritti, immaginandoli.

Scrivere e immaginare un personaggio significa restituirlo al mondo, raccontarlo in ogni orecchio, lasciare che gli altri si specchino nella loro storia e che si compia il piccolo miracolo della fantasia. Una favola, anzi più favole fuse insieme che danno vita ad un viaggio immaginifico e fantastico tra la terra e l’aria.

«E speriamo di poter portare questo progetto all’interno delle scuole», continua Moccia. «Sotto forma di laboratorio, perché siamo convinte che ora più che mai sia fondamentale recuperare quel gesto di raccontare storie, soprattutto per i ragazzini. Anche per recuperare tutta la spensieratezza persa».

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Il Mattino