«La prigione dell'umanità»: il Movimento Cristiano Lavoratori presenta il libro di Livio Varriale a Pompei

Livio Varriale
«Saittella» diremmo a Napoli, un tombino dal quale si...

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«Saittella» diremmo a Napoli, un tombino dal quale si sbuca in anonimato. In epoca digital reale e virtuale si mescolano e si confondono, alimentando insicurezza globale e manipolazione. La metafora della fogna descrive il lato oscuro della rete, dove si annidano insidie e germinano pericoli. Hacker, cracker e scammer, cyberspionaggio e nemici in casa. E’ una vera e propria inchiesta sul mondo sommerso del deep web quella condotta da Livio Varriale, professionista napoletano classe 1982, vincitore del premio «Giornalisti contro la Camorra» e del riconoscimento internazionale «Napoli», autore del libro «La prigione dell’umanità», edito da Minerva con prefazione di Gian Maria Fara e postfazione di Pierluigi Paganini. Un lavoro appassionato, frutto di un anno di attenta esplorazione, uno sguardo disincato sul clear. «Il deep web è una parte di internet “sommersa”, ovvero non indicizzata dai comuni motori di ricerca, dalla quale si può accedere attraverso software dedicati, come Tor – The Onion Router. All’interno del deep web, “luogo” in cui si possono trovare anche tanti servizi o siti leciti, vi è una sottosezione definita «Dark Web»: una fogna in cui in cui si può trovare di tutto». Il libro verrà presentato domani alle ore 16.30 dal Movimento Cristiano Lavoratori, presiduto da Michele Cutolo, presso la Casa del Pellegrino a Pompei. L'incontro, moderato da Rosanna Borzillo, giornalista di Avvenire, vedrà la partecipazione di Pino Blasi, presidente UCSI Campania, Gianfranco Wurzburger, presidente della Gioventù Cattolica, Ivan Licino, Direttore Pastorale Giovanile Diocesi di Pompei, Giuseppe Cantisano, capo Ispettorato Nazionale del lavoro di Napoli, ed Aldo Bova, presidente del Forum sociosanitario cristiano. «Varriale non si limita a descrivere, da buon cronista, una realtà di fatto - spiega Michele Cutolo, presidente di MCL Napoli - ma propone una riflessione, ad ampio raggio, giuridica, etica e sociale, lanciando un allarme serio sui pericolo del web, anche quello non sommerso». Siamo in gabbia, controllati, schedati. Social network ed app tracciano ricerche, acquisiscono dati, vendono informazioni, manipolano ed indirizzano le nostre vite virtuali, e forse anche quelle reali. Umanità imprigionata nelle trappole della rete: dal deep web al 4.0 le nuove carceri digitali.
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Il Mattino