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Marco Bocci, nome d’arte di Marco Bocciolini, classe ’78, commissario Nicola Scialoja in ‘Romanzo Criminale’ e vicequestore Domenico Calcaterra in ‘Squadra antimafia’, è stato ospite ieri all’Ischia Film Festival per la proiezione di 'Calibro 9' di Tony D’Angelo, sequel del cult anni Settanta “Milano Calibro 9” di Fernando Di Leo. Bocci interpreta il figlio di Nelly, che, come nel ’72, è interpretata da Barbara Bouchet.
Com’è stato partecipare a ‘Calibro 9’?
“Quando me l’hanno proposto pensavo fosse una cosa assurda. Pensavo avremmo rimaneggiato un film cult e non ero sicuro di volerlo fare. Poi ho letto la sceneggiatura: non si tratta di un remake, ma di un sequel.
A ottobre uscirà anche una fiction Rai in cui è il protagonista, ‘Fino all’ultimo battito’.
“Siamo in un momento molto prolifico, secondo me. A seguito del lockdown, in cui tutto si è fermato, adesso il mondo delle produzioni, sia della televisione che del cinema, sta macinando senza sosta nuove opere. Spero che non si tratti soltanto di un momento, dettato dalla voglia di recuperare il tempo perduto, ma che continui sempre così. Nella serie sono un cardiochirurgo, primario all’ospedale di Bari, ho una splendida famiglia e sto vivendo un momento particolare. Metto in discussione le mie scelte, ho messo la mia vita professionale prima di quella privata e, per via di una leggerezza professionale, sto rischiando di perdere tutto”.
Avete girato in pieno lockdown?
“Sì, girare questa serie è stata tosta. Sono rimasto sei mesi in Puglia, tra Bari e Lecce, e siamo stati zona rossa e zona arancione, mai gialla. È stato difficile. Non potevo muovermi, vivevamo tutti nell’ansia costante che potessimo infettarci tra di noi. Appena c’era un positivo, dovevamo stare in quarantena forzata. È stato difficile anche vedere la mia famiglia. Sono contento che questo momento sia finito e spero non ritorni più”.
Ha finito anche un altro film da poco?
“’The Boat’ di Alessio Liguori. Un film che si svolge quasi interamente su uno yatch di 30 metri a largo delle acque di Sorrento, in mare aperto. È un thriller, ma assolutamente non canonico. Siamo sei personaggi su questa barca e tutto il film si svolge a largo. È stato piuttosto complicato da realizzare, ma molto, molto bello”.
Progetti futuri?
“Ho diversi impegni nei prossimi mesi che riguardano sempre produzioni italiane, sia per la televisione, che per il teatro, poi c’è un progetto internazionale al quale non vorrei rinunciare. Sto cercando di incastrare tutti gli impegni”.
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Il Mattino