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La leggenda vuole che la chiesa, che allora era un tempio, sorga proprio dove riposa la sirena Partenope, il mito fondativo di Napoli. E la posizione conforta l’allegoria, situata come è sulla discesa che porta al mare, la stessa che oggi si chiama via Mezzocannone. L’antico luogo di culto eretto da Adriano, che sarebbe diventato edificio cattolico, è la basilica di san Giovanni Maggiore: ospita la mostra dello scultore Domenico Sepe “La materia e l’eterno”, inaugurata il 25 luglio e in programma fino a settembre.
Un artista 41enne alle prese con una storia millenaria.
In questo caso ha deciso di rapportarsi al luogo per strati ascendenti, sia sul versante della materia che nel significato delle opere. Dall’argilla al metallo, tra figure minute e grossi volti, l’icona dell’esposizione è una figura alata in bronzo che campeggia al centro dello spazio, dal titolo “Divino segreto”: forse una risposta alla leggenda nutrita da un’iscrizione presente nella chiesa, una preghiera pagana di invocazione della sirena.
La mostra è a cura di Daniela Marra e Ferdinando Sorrentino: «Il Rinascimento contemporaneo, segno distintivo dell’artista che si immedesima dell’antico in un movimento classico e anticlassico, attraversa ogni spazio sacro dell’esistenza e della storia: dal mito alla religiosità, dal quotidiano al dialogo con i grandi maestri del passato» scrivono.
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