Napoli, nuova mostra al Mann: Michele Iodice «Aphrodisia»

La mostra a cura di Kathryn Weir raccoglie 50 opere dell’artista e una decina di reperti antichi della collezione dell'Archeologico

Locandina della mostra di Michele Iodice al MANN "Aphrodisia".
Fino al 20 novembre il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) ospita la mostra Michele Iodice: Aphrodisia, a cura di Kathryn Weir, che raccoglie 50 opere dell’artista...

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Fino al 20 novembre il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) ospita la mostra Michele Iodice: Aphrodisia, a cura di Kathryn Weir, che raccoglie 50 opere dell’artista Michele Iodice insieme con una decina di reperti antichi della collezione del MANN. Come è noto, nel celebre Gabinetto Segreto del MANN sono raccolti opere d'arte e antichi manufatti che rimandano all’erotismo, ma la dominante presenza di sculture che raffigurano corpi nudi di divinità ed eroi dappertutto nelle sale suggerisce all’artista una visione del Museo come luogo intrinsecamente ricco di eros.

Un’opera video inedita di Iodice nella mostra, girata di notte a Museo chiuso, svela un tempo e una dimensione nascosti agli occhi del pubblico: la vita intima e segreta delle sculture antiche. Aphrodisia è la parola del greco antico che indica i piaceri dell’amore. L’allestimento della mostra di Iodice sottolinea l’urgenza del desiderio, dirige lo sguardo dello spettatore, insegue le ombre e stravolge le prospettive, esplorando anche il tema dell’autoerotismo. Al primo piano del MANN, allestite come un immaginario atelier d’artista, minimali disegni rimandano a danze dionisiache o a gesti erotici, evocando, in alcuni casi, l’eleganza delle stampe giapponesi Shunga.

Danzanti sculture di terracotta sono alloggiate sulle mensole di grandi scaffalature di ferro o fanno capolino da piccole fessure segrete. Altre sculture di più grandi dimensioni, realizzate con elementi antichi rivisitati o con parti di oggetti, dialogano con i manufatti archeologici del MANN. Iodice ride affettuosamente così delle pulsioni umane e si rifà all’idea dei Romani che associavano il sesso alla forza positiva della Natura, all’omaggio alla bellezza, alle forze vitali e rigenerative. Un’intera sala è dedicata ad Aphrodite, imparagonabile dea dell’Amore, che nel suo divino corpo arcaico porta oltre i giochi inconfessabili. Un leggero profumo di rose riempie la sala legata alle leggende di Venere, la divinità che, oltre ad offrirsi perché lo sguardo al suo corpo accendesse il desiderio, emanava anche questo stimolo olfattivo.

La curatrice della mostra, Kathryn Weir, ha lavorato con Michele Iodice per la prima volta nel 2020 quando lo ha invitato a partecipare in “Utopia Distopia: il mito del progresso partendo dal Sud", mostra collettiva presentata al museo di arte contemporanea di Napoli, il MADRE, dove è state direttrice artistica fino ai primi mesi del 2023.

Weir scrive: «Michele Iodice ha concepito Aphrodisia come omaggio al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. La ricca relazione di Michele Iodice con il MANN inizia negli anni Ottanta, quando ci lavora come artista educatore creando spettacoli teatrali dei pupi napoletani per narrare storie antiche. Da quel momento, continuerà per quarant’anni ad attraversare gli spazi del museo, affiancando una collezione di reperti unica al mondo: tutto questo vissuto ha reso evidente all’artista che le opere antiche concentrano una sensualità palpabile a chi ci è sensibile e presta attenzione. Questi frammenti promiscui si toccano tra di loro attraverso un gioco di sguardi e gesti suggestivi, i loro corpi sembrano vibrare di voluttà e desiderio. Aphrodisia unisce idealmente e fisicamente l’antico e il contemporaneo, gender e cultura, sculture, muscolature, curve, parti di corpi morbidi e solidi, per creare un ambiente totale di erotismo e bellezza. Tra forme drappeggiate, tessuti che coprano e scoprano, tocchi sensuali e sguardi, fluidità di genere, esseri umani, non-umani e ibridi, la mostra raccoglie e dispone frammenti promiscui in una sinfonia aphrodisiaca in tre capitoli uniti di una biblioteca dell’anima, e un video che rinnova lo sguardo sulla vita segreta delle sculture nelle sale del MANN. Possiamo solo concordare l’osservazione di un antico graffitista pompeiano, riprodotto su una parete della mostra, quando scrive, “Gli amanti, come le api, trascorrono una vita dolce come il miele».

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Il Mattino